VIA SASSARI. La riapertura al traffico non riporta l'entusiasmo: c'è chi ha chiuso bottega
Segnaletica nuova di zecca e asfalto fiammante non bastano a cancellare il passato. «Ho tutta la merce invernale ancora sugli scaffali e migliaia di euro da pagare al fornitore», racconta Mariella Contini, titolare del negozio di calzature il Millepiedi. «Ho già dovuto chiudere il punto vendita qui affianco, se il sindaco non mi verrà incontro dovrò abbassare le serrande anche qua». Il primo giorno con la via Sassari riaperta al traffico, dopo il cantiere infinito partito a fine ottobre - il 22 per la precisione - lascia un retrogusto amaro.
L'ESORDIO «Abbiamo terminato dieci giorni in anticipo», sottolinea il sindaco Massimo Zedda. Ma per strada sono in pochi a gioire con lui. Gli effetti di transenne e operai che per mezzo anno hanno blindato la via si fanno sentire. E si vedono pure. Dell'Ortolano resta solo l'insegna, e il ricordo di un cartello affisso sulla serranda un po' di tempo fa: «Sei riuscito dove non hanno potuto lo Stato ed Equitalia. Grazie signor sindaco». Ora non c'è più neanche quello. Stessa sorte è toccata alla Fornarina, costretta a trasferirsi, schiacciata dai fatturati in picchiata libera. Verso il basso. Anche un negozio orientale ha sollevato bandiera bianca, e tra i ben informati c'è chi racconta che anche un altro venditore asiatico abbia le valigie pronte.
CHI RESISTE I superstiti si spartiscono poche centinaia di metri di strada «finalmente transitabile», e la speranza che «tutto torni almeno come prima». Eppure di sorrisi se ne vedono ben pochi in giro. «Era ora, questi sei mesi di cantiere sono stati assolutamente devastanti», commenta Piucia Serra, titolare di una rivendita di pellame al civico 56. «La strada aveva bisogno di manodopera, ma i lavori sono andati avanti troppo a lungo. Chi ci ripaga dei mancati incassi?», domanda Giampaolo Piras, dal suo bar poco distante. «Il fatturato in questi mesi si è dimezzato, ora speriamo almeno nella rinascita». Daniela Demuro, dipendente del panificio Argiolas - che ha preso il posto della Fornarina - preferisce non sbilanciarsi: «Ci vorrà almeno un mese perché la situazione si stabilizzi». Pierina Zedda, residente a metà della strada del malumore, si unisce al coro: «È stato devastante», dice a denti stretti. «Mi sono scontrata ogni giorno con la desolazione e l'umiliazione dei commercianti alle prese con i negozi deserti. E con la disperazione di chi è stato obbligato ad andarsene», racconta. «I lavori andavano fatti, ma sei mesi per sistemare pochi metri di strada sono tempi inaccettabili».
Sara Marci