Maurizio Chessa (Pd) presenta l'operazione di recupero del rudere del Corso, noto come Palazzo Sorcesco
Autore: Redazione Casteddu Online il 16/04/2015 14:19
Il "Palazzo sorcesco", palazzo abbandonato per lunghi anni e oramai fatiscente, sta perdendo i topi che lo popolavano. Grazie al recupero avviato a febbraio dall'amministrazione comunale, lo storico edifico situato tra Corso Vittorio Emanuele, via Maddalena e via Mameli, diverrà uno stabile fresco di restauro.
Sono questi e altri gli interessanti aspetti emersi durante la riunione svoltasi questa mattina a Palazzo Bacaredda. A convocare l'incontro è stato Maurizio Chessa, presidente della commissione comunale ai lavori pubblici che parla di una "svolta epocale per uno stabile un tempo pregevole dal punto di vista architettonico ma, poiché abbandonato, era divenuto il pisciatoio non autorizzato di Cagliari. Del restauro andranno fieri quanti risiedono in zona e che, per decenni - conclude Chessa - hanno fatto i conti con i topi ed il rischio crolli paventato dalle condizioni dell'edificio".
Un milione e 200 mila euro. È questo l'importo del finanziamento per recuperare lo stabile definito, dagli addetti ai lavori, "fatiscente e quindi in pessime condizioni strutturali ed estetiche". "Dal punto di vista estetico infatti, l'edificio ritornerà comunque al suo splendore originario anzitutto grazie alle opere di consolidando che sono state appena avviate" afferma l'architetto Maria Luisa Mulliri, direttore dei lavori. "Alla luce dell'intervento di consolidamento - aggiunge - stiamo anche valutando di eliminare i contrafforti realizzati tempo addietro, ai margini di via Maddalena".
LA STORIA. Lo stabile, che si articola su tre piani e si compone anche di una terrazza, è vincolato dalla competente Soprintendenza e quindi ciascun intervento necessita di una attenzione del tutto speciale. L'edificio fu acquistato dal Comune ai tempi della Giunta De Magistris che pensava di eliminarne una parte per allargare un tratto di via Maddalena. Si andò però incontro ad un vincolo imposto dalla competente Soprintendenza che ne impedì la demolizione. Furono quindi avviati i lavori di consolidamento che, anche in questo caso, si bloccarono quasi subito per un contenzioso avviato dal proprietario dello stabile confinante: lamentò gravi lesioni strutturali. "Il contenzioso - sostiene Maurizio Chessa - è ancora in corso ma nel frattempo il Comune restituirà alla città un palazzo che per anni è stato la vergogna del Corso Vittorio Emanuele".