Il giornalista racconta l'indifferenza e la sfiducia dei cagliaritani
Sbarco sulla luna: dopo 46 anni ne parla in città
Si definisce il tipico esempio del detto “nemo propheta in patria”. Ci sono voluti quarantacinque anni perché il giornalista Tito Stagno fosse invitato a Cagliari, la sua città natale e di formazione, per raccontare dell'impresa - storica per il mondo intero, anche professionale per lui - del primo sbarco dell'uomo sulla Luna. Questa sera sarà in via Manno, ospite dell'azienda Castangia, per tornare al 1969 e rievocare l'emozione e l'ansia di quella diretta Rai della quale fu protagonista e ricorda in ogni dettaglio, a dispetto dei suoi 85 anni: la disperazione per la mancata trasmissione delle immagini, gli infiniti minuti con gli occhi d'Italia puntati addosso a tratteggiare fotogrammi immaginari, ricostruiti grazie alla perfetta conoscenza della missione, dei suoi attori, dei codici usati per comunicare con Houston.
«CITTÀ CHIUSA» «Dovevo colpire il pubblico, spero di farlo anche stavolta. Sono felice di quest'occasione, buona per me e la mia terra», confessa da Marina Piccola, meta della prima passeggiata al suo ritorno in città, «mi sento in gran forma e ho voglia di raccontare, non solo l'allunaggio». Sul perché Cagliari non abbia sgomitato e chiesto a gran voce una conferenza su quella storica nottata, ha le idee chiare. «La città è chiusa in se stessa, non si apre al mondo e salvo rari casi non si fa pubblicità. Peccato perché ne avrebbe tutte le ragioni e i meriti, ci sono realtà imprenditoriali di eccellenza che meritano di essere conosciute ovunque», considera, «pure 60 anni fa era così, si respirava un'aria di sfiducia e rassegnazione terribile: anche per questo, a pochi esami dalla laurea in medicina e fatte le prime esperienze a Radio Sardegna, sono scappato».
UN GRANDE AMORE Ma Cagliari, come la televisione e la sua famiglia, è un grande amore. Ecco che allora le dedicherà ore di ricordi, di storia contemporanea. E la prima proiezione di un video inedito ricevuto in dono, l'estate scorsa, dall'astronauta statunitense Buzz Aldrin, il secondo uomo a toccare il suolo lunare. «Se non viaggiassi tanto, penso proprio che potrei stabilirmi qui», rivela, «il clima è un toccasana, mettermi in costume a quest'età non mi interessa più ma una passeggiata tra questi scogli è un vero paradiso». Ai cantieri aperti ovunque, non fa nemmeno caso. «Dovreste vedere Roma, lì sì che la situazione è drammatica, tutta una buca», spiega, «bisogna considerarle come situazioni provvisorie, finalizzate a migliorare l'accoglienza e la vita quotidiana dei cittadini».
CULTURA Più che operai e transenne, gli interessa la vita culturale della città. «Vedo moltiplicarsi le iniziative, le rassegne, è un buon segno», afferma, prima di ripassare gli appunti per la serata, «vuol dire che i cagliaritani, i giovani, gli artisti, stanno iniziando a credere un po' più in se stessi e nel valore della città. Sono profondamente convinto che sia l'inizio di un nuovo corso».
Clara Mulas