Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

La musica mette le ali alla libertà

Fonte: La Nuova Sardegna
3 aprile 2015


Il patron della rassegna estiva ha presentato ieri il programma nel carcere di Buoncammino

 


di Walter Porcedda wCAGLIARI Paolo Fresu va in galera. È solo per finta, ovvio, ma l’effetto è forte uguale. Per presentare il suo ventottesimo Time in Jazz sceglie infatti nientemeno che il braccio sinistro del carcere di Buoncammino, fresco di sgombero dei detenuti trasferiti a Uta. E pure vedette assoluta nella recente kermesse del Fai, addirittura primo in Italia come monumento visitato. Fresu ama gli effetti a sorpresa e qui il risultato è garantito: location shock e brivido noir. Così, ieri mattina, in un luogo che trasuda dai muri e dalle celle chiuse da pesanti porte blu, dolore e sofferenza, senso di oppressione e castigo, il trombettista di Berchidda ha messo in scena la sua personale visione del tema di questo anno, quello delle “Ali”. Suggerendo, come nel film di Frank Darabont con Tim Robbins e Morgan Freeman che queste si coniugano con la libertà. Ricordando l’edizione precedente, dedicata ai “piedi” Fresu indica così un famoso aforisma dell’artista Frida Khalo (“a cosa mi servono i piedi se ho le ali per volare”) per rivendicare le sue scelte personali “alate”. «Trenta anni fa scelsi il jazz – dice – unica musica che garantiva ampia libertà di espressione». Piedi e ali per invitare anche a scoprire il territorio, uno dei “must” di questo festival che da tre decadi viene declinato in concerti nelle chiese di campagna, luoghi di natura e la centrale piazza del Popolo. «Uno dei primi festival Green» dice Fresu che invita a scoprire e occupare i territori e i luoghi, come il carcere, posto di sofferenza per eccellenza che – sembra di capire – il trombettista immagina deve trasformarsi in spazio di cultura. E difatti alla fine della conferenza stampa, ecco il recital pianistico di Silvia Corda e la performance della danzatrice Elena Annovi, Questa si muove tra i ballatoi del braccio e sulla rete antisuicidi che come una nube minacciosa incombe sulle teste dei presenti, prima di consumare le delizie del territorio berchiddese, panadine e casadine e calici di dorato vermentino. Il festival è d’altra parte anche vetrina delle bellezze e dei prodotti del luogo. Punto di incontro dove, oltre ai concerti, tornerà la mostra di arti visive diretta da Giannella Demuro al Centro Laber e quella di film scelti da Gianfranco Cabiddu. Ma Time in jazz è soprattutto musica. Al via l’8 agosto con un concerto tra le nuvole di Fresu in volo per la Sardegna con un aereo Meridiana. E poi le grandi star in cartellone fino al 16 a Berchidda e dal 17 al 18 nella “coda” di Time in Sassari. In arrivo Manu Katchè, Luis Moholo, Stefano Bollani, Dave Holland che ritorna con il pianista Kenny Barron, Nguyen Le e Lars Daniellson. Il 9 a Posada c’è Paolo Angeli e a Tula Dan Kinzelman’s Ghost. Il 10 solo di Dino Rubino a Pattada, a Mores Monica Demuru e Natalio Mangalavite. l’11 Guidi e Damn Kintzelman a S. Antonio di Gallura (ore 11)e la sera al Laber Fresu e Rubino e poi Puglia jazz factory. Il 12 ancora Guidi in solo a Bortigiadas (alle 11). A Berchidda la sera il duo Holland-Barron, e poi l’omaggio ai Pink Floyd di Nguyen Le. Il 13 il chitarrista vietnamita in duo con Fresu a Telti (alle 11), Guidi in trio con Luca Aquino e Michele Rabbia a Chiaramonti (ore18). La sera a Berchidda Louis Moholo e poi il quartetto del batterista Manu Katchè. Il 14 si apre a Ozieri (ore 11) con Michel Godard. A Loiri (ore 18) Moholo e Alexander Hawkins. La sera di scena Stefano Bollani e il Danish trio seguito da da Vincent Peirani. Il 15 si apre con il solo di Bollani a San Michele (ore 11). La sera spazio al quartetto di Lars Danielsson e la festa fibnale con i Rad Trads. Si chiude domenica al Museo del vino tra libri e concerti aperitivo.