Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Maggioranza spaccata, sì agli ampliamenti in zone turistiche Edilizia, dal voto segreto uno schiaffo

Fonte: L'Unione Sarda
2 aprile 2015

CONSIGLIO

È la prima grande sberla presa dalla Giunta Pigliaru, ed è pesantissima. Nel voto segreto in Consiglio regionale sulla legge casa (per la precisione: sugli ampliamenti nelle zone F turistiche) la maggioranza si spappola: sei o sette votano di nascosto l'emendamento dell'opposizione bollato ufficialmente come “inaccettabile”, tre si astengono. Restano 24 fedeli alla linea del no, troppo pochi per evitare il disastro perché, grazie ai franchi tiratori, i sì sono 27.
TERREMOTO La norma approvata inserisce le zone F tra quelle in cui si possono ampliare gli edifici esistenti. L'effetto reale va verificato, dato che il centrosinistra cerca subito di sterilizzare le conseguenze pratiche. Ma la sconfitta politica della coalizione di governo è clamorosa, e provoca un terremoto. Subito dopo il voto Francesco Pigliaru si precipita tra i consiglieri della maggioranza, se potesse sbranerebbe i traditori senza nome: «È un fatto gravissimo», sibila, poi riunisce i suoi e sono attimi di tensione. Il governatore smentirà poi in aula le voci di minacciate dimissioni, e il capogruppo Pietro Cocco conferma con veemenza: «Chi dice queste fesserie?». Ma anche senza questo dettaglio resta la giornata peggiore del centrosinistra dalle Regionali in qua.
I FATTI Il trappolone orchestrato dal centrodestra scatta a sorpresa, dopo un'oretta di aperture reciproche che facevano pensare a un minimo di intesa. In un primo momento Pd e soci accolgono alcuni emendamenti di minoranza che sollevano i limiti per gli incrementi volumetrici in zona B e C: si passa da 70 o 90 metri cubi (a seconda del tipo di Comune) a 90 e 120. «Finalmente ragionate», dicono gli oppositori: Gianluigi Rubiu, Giuseppe Fasolino, Stefano Tunis e altri.
Voto unanime anche sull'estensione degli ampliamenti nelle zone agricole. Ma il centrosinistra respinge, almeno a parole, l'ipotesi di consentirli nelle zone F, in gran parte costiere e quindi obiettivi sensibili della tutela paesaggistica. È proprio qui, però, che il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis chiede il voto segreto.
Un'operazione sicuramente preparata a lungo, e messa in atto con grande esperienza dal consigliere azzurro. Qualcuno in maggioranza fiuta il rischio e chiede un time out, che il presidente del Consiglio Ganau a termini di regolamento non può concedere. E così, a fari spenti, la maggioranza sbatte sul muro dei franchi tiratori.
Che siano nove o dieci, cambia poco. Tra i voti mancati ci sono le astensioni - che in caso di voto segreto vengono dichiarate - di tre esponenti di Sardegna vera: Efisio Arbau, Mondo Perra, Gaetano Ledda. Determinanti: coi loro no sarebbe finita 27 pari e l'emendamento Fasolino-Pittalis non sarebbe passato. Gli altri sei o sette si annidano probabilmente soprattutto nel Pd: alcuni consiglieri nei giorni scorsi proponevano di concedere ampliamenti anche in zona F, ma oltre i 300 metri dal mare.
Ha poco senso chiedersi se il siluro fosse diretto a Pigliaru o a Renato Soru, ispiratore della linea dura sulle coste: di fatto colpisce entrambi, sconfessando i diktat della direzione regionale del Pd e creando seri problemi alla Giunta. Se finora il presidente e il segretario erano apparsi quasi separati nella casa del centrosinistra, ora sono accomunati dall'ira per una ribellione sotterranea su temi che già nel 2008 fecero cadere l'esecutivo.
IL VERTICE «È successa una cosa grave», ripete Pigliaru ai consiglieri nel concitato dopo-voto, «dobbiamo rimediare tutti insieme». Si decide perciò di bocciare ogni norma di dettaglio sulle cubature aggiuntive in zona F, per renderle inattuabili. «Quella norma è già sterilizzata», assicura Cocco a tarda sera. Più difficile eliminare i danni politici, ma il consigliere Pd non la pensa così: «Sono cose che non devono capitare, ma niente di drammatico». «Quel voto - ribatte Pittalis - ha fatto emergere la verità: neppure la maggioranza vuole questa legge, è un segnale di insofferenza verso la Giunta».
Giuseppe Meloni