Danni ai pullman e alle fermate: 55 mila euro in un anno. A rischio Cep e Sant'Elia
Venticinque autisti aggrediti in un anno, oltre due al mese
Non solo Sant'Elia e Cep: gli autisti hanno paura anche a Quartu. A compiere i raid sono spesso baby gang.
Due aggressioni al mese, oltre cinquantamila euro di danni: la maleducazione viaggia sui pullman del Ctm. L'azienda consortile ha elaborato i numeri del 2008. E ha, appunto, scoperto che l'inciviltà crea non pochi problemi: venticinque aggressioni a conducenti o controllori, 29.700 euro di danni ai bus, altri 25.000 alle pensiline. È la barbarie che presenta il conto. «Noi», sostiene il direttore generale del Ctm Ezio Castagna, «stiamo lavorando per rendere sicuri i nostri mezzi: ogni pullman è dotato di due sistemi d'allarme. Tutti gli autisti sono stati muniti di un telefono cellulare e hanno anche a disposizione un pulsante nascosto che lancia l'allarme alla centrale. E tutti i nuovi pullman sono dotati di quattro telecamere interne».
L'IMPREVEDIBILITÀ Precauzioni che, evidentemente, non risolvono del tutto i problemi. Anche se gli atti di delinquenza sono imprevedibili. «Le aggressioni sono cicliche: per un certo periodo, non ne viene registrata neanche una; poi, di colpo, se ne verificano più d'una». Difficilissimo anche prevedere i punti nei quali si verificheranno gli atti di teppismo. «In passato, la zona più pericolosa era Sant'Elia. Adesso, invece, la zona più a rischio è diventata Quartu».
LE ZONE CALDE Un'analisi sulla quale concordano anche i sindacalisti che rappresentano i lavoratori del Ctm. «In particolare», interviene Ignazio Lai della Cisl, «le zone più pericolose sono diventate alcune vie di Quartu, le strade, per intendersi, intorno a via Brigata Sassari e via Lombardia». Ma neanche Cagliari può essere considerata un paradiso. «I colleghi che lavorano al Cep o Sant'Elia non si sentono mai totalmente al sicuro».
I TEPPISTI Difficile individuare anche i potenziali teppisti. «In linea di massima», prosegue Lai, «sono ragazzi tra i sedici e i vent'anni che, quando fanno gruppo, ne combinano di tutti i colori». Loro, gli autisti, tentano di evitare che le situazioni degenerino. «Anche perché si tratta di violenza minorile, di microcriminalità». È possibile gestire, in qualche modo, questi ragazzi. Anche se non tutti lo vogliono. «Quando un collega viene aggredito, per quanto sia possibile, si cerca di non fargli fare per un po' di tempo quella linea».
L'INSICUREZZA Ci sono le baby gang. Ma la situazione di insicurezza deriva anche da persone che non fanno nulla di male. «I pullman», chiarisce Antonio Casula della Css, «vengono utilizzati molto dagli stranieri clandestini. Loro cercano quasi di mimettizzarsi, di passare inosservati. Ma questi comportamenti non fanno altro che creare un ulteriore sensazione di insicurezza». Ma non ci si può certo fermare. «In qualche momento, però, non è bello sentirsi da soli dentro un pullman».
MARCELLO COCCO
23/02/2009