PARITÀ. Lettera ai Comuni. E riparte il dibattito sulla legge elettorale regionale
L'altra metà del cielo, spesso, rappresenta molto meno della metà. Almeno in politica, soprattutto in politica. Nella terra di Eleonora di Arborea (che pure non faceva il sindaco), com'è difficile trovare una Giunta comunale col giusto equilibrio tra i due generi. A volte non si rispetta neppure il requisito minimo richiesto dalle leggi nazionali: che si accontentano del risultato (davvero minimo) di evitare esecutivi di soli uomini.
Il problema è stato sollevato ieri dall'assessore regionale agli Enti locali Cristiano Erriu, con una lettera spedita ai sindaci sardi e ai prefetti. «Dev'essere rispettata e garantita la rappresentanza di genere in Giunta», è la sua raccomandazione. Accompagnata da un'altra sul numero complessivo degli assessori: in questo caso è la legge regionale che pone un tetto, eppure qualche Comune non si adegua.
IL CASO La sollecitazione della Regione potrebbe rilanciare il dibattito sulla parità assente nella politica sarda. «Gli equilibri devono essere rispettati, sono obbligatori», avverte Erriu: «Sia nelle liste elettorali che, di riflesso, negli esecutivi». Invece a volte passano in cavalleria. Il testo unico nazionale sugli enti locali richiede solo «la presenza di entrambi i sessi nelle Giunte e negli organi collegiali non elettivi del Comune e della Provincia»: in teoria va bene anche una donna su dieci assessori. Ed è una norma del 2000, non dell'anteguerra.
Verrebbe da aspettarsi, nel terzo millennio, una parità più sostanziale, sia pure senza quote. Invece in certe Giunte sarde si entra solo con la cravatta. La Regione non dice quali, ma dai siti web dei municìpi (al netto di aggiornamenti tardivi) sembrano fuori norma per esempio Golfo Aranci, Collinas. Furtei, Meana Sardo, Sindia, Pompu, Genoni.
Quasi tutti piccoli centri, dove a volte è difficile trovare persino chi si candidi al Consiglio comunale. Ma la legge non distingue a seconda delle dimensioni del paesello. Tra le principali città dell'Isola, solo a Cagliari le donne in Giunta sono più degli uomini, mentre ad Alghero la partita finisce pari. Per il resto prevale il genere maschile, a volte molto nettamente.
IL CONSIGLIO Non che dalla massima rappresentanza politica sarda arrivi un buon esempio, con appena quattro donne su sessanta consiglieri regionali. Va molto meglio nella Giunta Pigliaru (cinque su tredici, governatore compreso). Ma per avere equilibrio nelle assemblee elettive servirà qualche correttivo di legge.
Secondo Anna Maria Busia, consigliere regionale del Centro democratico, la strada giusta è la doppia preferenza di genere: «È stata esclusa dalla legge elettorale approvata nel 2013», ricorda, «ma ora sento il clima giusto per riproporla. Il richiamo dell'assessore Erriu ai sindaci è un'ottima iniziativa, e lo ringrazio. Però è necessario che il Consiglio riformi le regole del voto. Adesso, non quando la legislatura è alla fine».
La doppia preferenza di genere, applicata già nei Comuni con più di 5mila abitanti, consente all'elettore di votare due candidati anziché uno, purché di sesso diverso. Altrimenti si annulla la seconda preferenza. Nei giorni scorsi ha iniziato a riparlarne, oltre al Centro democratico, la segreteria nazionale di Progres. «Ma ci stanno ragionando anche le forze politiche presenti in Consiglio», riprende Busia, «e nelle prossime settimane ci saranno delle iniziative legislative sul tema».
I SINDACI Apprezza la lettera di Erriu il presidente dell'Anci Pier Sandro Scano: «Stiamo verificando i dati esatti delle nostre Giunte comunali, ma credo che ci sia forte squilibrio tra uomini e donne. E a parte quello che dicono le norme, questo ormai contraddice un'acquisizione culturale diffusa, in favore di una parità sostanziale. Serve un forte impegno delle forze politiche».
Qualche dubbio, invece, Scano lo solleva sull'altra parte della comunicazione di Erriu: quella relativa al rispetto dei limiti al numero di assessori (a prescindere dalle questioni di genere) in relazione agli abitanti del Comune. La regola generale è che non possono essere più di un quarto dei consiglieri comunali, compreso il sindaco. Se c'è da arrotondare, lo si fa all'unità inferiore. «Norme utili a limitare i costi della politica», precisa l'assessore regionale.
Scano la vede diversamente: «Nei piccoli centri, che in Sardegna sono la stragrande maggioranza, gli assessori non costano praticamente niente. E averne, magari, quattro anziché due consente al sindaco di lavorare con più efficienza». Erriu promette comunque che, con la riforma degli enti locali, l'arrotondamento si farà all'unità superiore. «Questo - prevede Scano - darà un componente in più alle Giunte dei piccoli Comuni, una novità positiva».
Giuseppe Meloni