Intervista. Il prefetto Salvatore Gullotta: telecamere nelle strade a rischio per scoraggiare i clienti
Tolleranza zero contro il business del sesso
«Chi affitta case alle prostitute dovrebbe porsi qualche dubbio in più»
Affitti a luci rosse, legame fra prostituzione, criminalità e droga: la ricetta del prefetto Salvatore Gullotta.
«Eccola». Da una cartella, il segretario di Salvatore Gullotta estrae con grazia quattro fogli pinzati e li porge a Sua Eccellenza: una relazione destinata alla diessina Marcella Lucidi, sottosegretaria (una dei 66) del Governo Prodi, con competenze sugli Interni. La data è del settembre 2007. Gullotta si era trasferito nell'ufficio al secondo piano di Palazzo Viceregio da meno di un mese. E già segnalava a Roma che Cagliari ha un problema di prostituzione. «Prevalentemente straniere», c'è scritto in quei fogli. E anche: «Spesso gestite da organizzazioni criminali che si occupano dei viaggi e della logistica».
Signor prefetto, la prostituzione...
«... è un'espressione del modo d'essere della nostra società. È sempre esistita, a Cagliari come in tutto il mondo. Ultimamente, è vero, è in modesta crescita».
E s'è scoperto che a guadagnarci sono anche persone insospettabili: quelle che affittano gli appartamenti.
«In questi mesi, in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, in accordo con i sindaci e i comandanti delle forze dell'ordine, abbiamo affrontato il problema su due piani: da un lato abbiamo puntato a scoraggiare il fenomeno (che, ricordiamolo, in sé è un fatto legale), dall'altro, a monte, a smantellare le reti degli organizzatori. E dei fiancheggiatori: quelli che, magari inconsapevolmente (anche se bisognerà poi vedere fino a che punto), hanno affittato appartamenti alle prostitute».
Scenario inedito?
«Diciamo una situazione che non ci si aspettava, ma segnalata ripetutamente dai cittadini che ne subiscono le conseguenze. Il punto, ora, è accertare se c'era la consapevolezza di partecipare a un commercio illegale. Certo, il livello dei canoni d'affitto di quegli appartamenti avrebbe dovuto spingere queste persone a porsi qualche dubbio in più: non sono cifre ordinarie».
Prostituzione e clandestinità.
«Il legame è stretto. A prostituirsi, in città, sono sopratutto africane e donne provenienti dall'area slava. Ci sono anche le cinesi, ma la loro clientela è composta solo da connazionali».
Rumene: sono cittadine comunitarie, ma per il nuovo pacchetto sicurezza si parla di limitazioni al trattato di Schengen.
«Aspettiamo le nuove regole senz'ansia, a gatto morto , come si dice. Vedremo. Certo, dopo l'ingresso della Romania in Europa, la maggior parte delle ragazze sulle strade proviene da lì».
Prostituzione e criminalità straniera: c'è il rischio che gli sfruttatori si radichino nel territorio?
«È un pericolo. Ma il contrasto al fenomeno è costante, sia sotto il profilo investigativo che sotto quello della dissuasione: non è pensabile che ci si prostituisca, con ostentazione, nelle strade del centro urbano, nelle piazze. Vogliamo restituire ai cittadini gli spazi destinati alla comunicazione, alla vita sociale».
Soprattutto le vie del centro?
«Soprattutto: l'operazione dello scorso fine settimana non resterà un fatto isolato, su certe vie e piazze vedrete la presenza costante delle auto delle forze di polizia. Ma ci spingeremo anche nei viali di periferia».
Da un lato prostituirsi è legale. Dall'altro «non è pensabile» farlo nelle pubbliche vie. Come se ne esce?
«L'esperienza insegna che il fenomeno non lo si può estirpare del tutto. Al massimo si può fare qualcosa sulle modalità».
Riaprendo le case chiuse?
«Il problema è tutto politico. E implica delicate valutazioni morali e sociologiche».
Quartieri a luci rosse?
«Esperienze già vissute. La questione, ripeto, è delicata, richiede riflessioni e ragionamenti approfonditi».
Torniamo all'immediato: piazzerete le telecamere nelle strade a rischio?
«Sì. Fa parte di un programma elaborato in occasione dell'ultimo Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. I Comuni dell'area vasta finanzieranno la rete di videovigilanza con dei fondi Por. Abbiamo inviato il progetto anche alla presidenza della Regione chiedendo che l'amministrazione regionale partecipi finanziariamente».
E la privacy?
«Nessuna violazione. Le immagini si distruggono nel giro di 24 ore e potranno essere acquisite dalle forze dell'ordine solo per indagare su reati avvenuti nelle zone videosorvegliate: rapine, scippi, atti vandalici, spaccio di droga. Ma la stessa presenza delle telecamere funge da deterrente. Anche per la prostituzione».
Prendere i numeri di targa delle auto dei clienti?
«Quando mai. Vogliamo piuttosto scoraggiarli».
Nei mesi scorsi, le prostitute sono state spesso oggetto di rapine e violenze.
«Vero. E anche i clienti. Ci stiamo lavorando. Sono tanti, i filoni d'indagine che ruotano attorno al fenomeno».
Prostituzione e droga.
«Sono ambienti vicini: non parlerò di vizio (la parola implica un giudizio morale), dirò solo che droga e prostituzione esaltano certi aspetti della vita umana. E hanno entrambe un aspetto diabolico: più droga sequestri (e più prostitute togli dalla strada), più si alzano i prezzi. E più il mercato diventa appetibile».
MARCO NOCE