Tar. Gli ecologisti contestano Coimpresa: «Parla di rigurgito pseudoambientalista». E chiedono i danni
Due ricorsi: contro la prima autorizzazione a Cualbu e contro due atti della soprintendenza
Si è risolta con uno scambio di battute al vetriolo tra le parti l'udienza sul primo - e quasi certamente ultimo - ricorso su Tuvixeddu. Ben dieci anni fa, il gruppo ecologista Amici della Terra aveva impugnato il primo nulla osta paesaggistico che autorizzata l'intervento edilizio di Coimpresa sul colle di Tuvixeddu, sede della più importante necropoli punico-fenicia del Mediterraneo. Ieri, il difensore Carlo Augusto Melis Costa, che ha presentato il ricorso per conto di Stefano Deliperi, ha preteso che dalla memoria dell'avversario fossero cancellate «frasi offensive», che hanno fatto scattare anche una richiesta di risarcimento danni. La frase offensiva incriminata era riferita alle motivazioni del ricorso definite nella memoria del Gruppo Cualbu come “rigurgito pseudoambientalista”. Gli ambientalisti sono andati su tutte le furie, ma nel contempo hanno ritirato l'integrazione alla prima istanza, ovvero la richiesta di annullare l'intero accordo di programma del 2000, quello con il quale Regione e Comune hanno dato a Cualbu il diritto di realizzare il complesso edilizio vicino al complesso archeologico. Ma i giudici si dovranno esprimere anche sul ricorso presentato da Coimpresa, attraverso il legale Pietro Corda, contro i due decreti firmati dall'ex soprintendente Fausto Martino, che aveva annullato due concessioni comunali in quanto non comunicate per il parere obbligatorio alla Soprintendenza. Un'interpretazione che se estesa all'intero piano potrebbe minare l'impianto dell'intero accordo di programma. I giudici, presidente Paolo Numerico, relatore Antonio Plaisant, a latere Francesco Scano, decideranno entro un mese. E.L.