GIOVEDÌ, 19 FEBBRAIO 2009
Pagina 7 - Sardegna
L’ANALISI DELLA CORTE DEI CONTI
La Sardegna è al primo posto come percentuale di enti a rischio perdita
CAGLIARI. Ci sono 22 Comuni e una Provincia sardi che rischiano di affondare nelle sabbie mobili dei derivati finanziari. Si tratta della percentuale di enti a rischio più alta in tutto il Paese: esattamente il 72,7%. Le regioni che soffrono di più, dopo la nostra, sono l’Umbria e il Friuli, entrambe al 71,4%. E’ quanto emerge dalla relazione presentata ieri mattina dai rappresentanti della Corte dei Conti nell’audizione alla Commissione Finanze del Senato. Si tratta di dati comunque parziali, non essendo compresi in questa analisi della magistratura contabile gli enti delle regioni Piemonte, Trentino Alto Adige e Valle D’Aosta. Il fenomeno potrebbe dunque essere più esteso.
La fotografia generale fornita ieri mattina al Senato, su uno scenario creatosi in questi anni di finanza spericolata, è che più della metà del debito di province e comuni italiani era “assistito” nel 2007 da strumenti finanziari derivati. Cioé si tratta di 31,8 miliardi su 55,3 miliardi di debito complessivo. Altri numeri: 737 tra Comuni e Province hanno sottoscritto contratti derivati per ristrutturare i propri debiti. Si tratta quindi dell’11,3% del totale delle amministrazioni.
Il giornale economico Il Sole 24 Ore ha scritto nelle scorse settimane che il controvalore nazionale dei contratti (cioé il valore dell’attività finanziaria a cui si riferisce il contratto in cui consiste uno strumento derivato, come lo swap), al 30 giugno 2008, era di quasi 17 miliardi (con le Regioni si sale però a 35,6): come dire, circa un quarto del debito totale di Province e Comuni è “assistito” da strumenti finanziari derivati.
Tornando alla relazione della Corte dei Conti, emerge che le Regioni in termini assoluti maggiormente interessate sono la Lombardia (93 enti) e la Campania (66 enti). Le meno interessate risultano invece il Molise (5 enti) e la Liguria (11 enti). L’esame dei dati evidenzia che il 52,5% degli enti (387 su 737) ipotizza di subire una perdita per la sottoscrizione di questo tipo di contratti a fronte del 36,8% che, al contrario ritiene positiva la situazione dell’operazione.
«Si tratta di un dato significativo - ha detto la Corte dei Conti - che denoterebbe che la maggior parte delle operazioni potrebbero rivelarsi negative».
Molto severo il giudizio della Corte dei Conti sugli enti locali, colpevoli di omissioni gravi nel concludere i contratti di finanza derivata. Soprattutto per quanto riguarda l’analisi sulla convenienza economica del contratto stesso. «Uno degli aspetti più delicati in ordine alle attività di controllo - hanno detto infatti i giudici contabili durante l’audizione in commissione Finanze - riguarda l’accertamento della convenienza economica, che deve essere valutata in relazione alle conoscenze e cognizioni acquisite dalle parti al momento della conclusione del contratto. Sul punto le singole Sezioni hanno avviato analisi dirette a fornire elementi utili agli enti interessati».
Continuano i giudici contabili: «Occorre rilevare che un’analisi completa degli aspetti finanziari non può prescindere dalla verifica delle “curve forward” dei tassi d’interesse, che sicuramente l’intermediario finanziario ha attentamente valutato prima di addivenire alla conclusione del contratto».
Tra i comuni sardi nei quali la “mina vagante” dei derivati ha creato tensioni e polemiche ci sono: Alghero, Oristano e Tempio.
P.M.