MERCOLEDÌ, 18 FEBBRAIO 2009
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Il governatore uscente ottiene circa dodicimila voti in più del suo centrosinistra
Successo oltre le aspettative del Pdl, caduta del Partito democratico e frenata dell’Udc
Dei candidati del Comune sono stati eletti, oltre al presidente Cappellacci, anche altri sette consiglieri, tra cui Marco Espa e Massimo Zedda
ROBERTO PARACCHINI
CAGLIARI. Nella circoscrizione di Cagliari Renato Soru ha subito una perdita netta di 12 punti sul vincente Ugo Cappellacci, ma in città il governatore uscente ha ridotto lo scarto della metà. E la differenza tra i suoi voti e quelli della sua coalizione è aumentata a suo favore. L’ex presidente ha riportato 42mila preferenze, solo 30mila il centrosinistra.
Il capoluogo dell’isola è da sempre considerato una città col cuore a battito moderato. Le passioni a sinistra sono state sempre deboli, anzi rarissime. Nella storia del Comune si ricorda solo un sindaco meno moderato degli altri: il socialista Salvatore Ferrara negli anni Settanta del secolo scorso.
Solo cinque anni fa Soru è riuscito a far sognare il popolo di sinistra della città capoluogo battendo il competitore diretto (Mauro Pili) e realizzando un testa a testa con la coalizione avversaria del centrodestra: ottenne il 47,30 per cento di preferenze, contro il 47,80 della coalizione avversaria. Nella stessa elezione il governatore uscente aveva realizzato 4,61 punti percentuale in più della coalizzione che l’aveva appoggiato (che aveva infatti riportato solo il 42,69 per cento).
Ma Cagliari, città da sempre moderata, ha di nuovo «premiato» Soru impedendogli - come accennato - di perdere in modo rovinoso tra i votanti interni alle mura daziarie. Cinque anni fa l’ex presidente della Regione era stato eletto col 50,13 per cento delle preferenze complessive, l’altro ieri ha ottenuto poco più del 42, con una perdita di oltre sette punti. A Cagliari città, invece, la deblache si è ridotta a due punti. Un dato significativo se si considera anche che tre anni fa Emilio Floris era stato rieletto primo cittadino per il centrodestra col 53,9 per cento dei voti.
Posto e ribadito che Soru ha perso, l’andamento degli elettori in città è stato fuori schema. Esaminando il numero delle sue preferenze (42.077) e quelle date al suo centrosinistra (30.341) si nota uno scarto di quasi 12mila assensi. Divergenza che - seppure minore - esiste anche per Capellacci che ha ottenuto 47.650 schede a suo favore come presidente, contro le 45.183 per la coalizione, con uno scarto di circa 2.500 preferenze.
A questo punto il mistero del voto di una città moderata che guarda al centrosinistra può avere più spiegazioni. Nello scarto tanto alto tra i voti ricevuti dal Soru-presidente e quelli andati alla coalizione che lo sostiene, hanno certamente giocato le forti tensioni interne al centrosinistra e al Pd in particolare. Molti, però, hanno lamentato all’interno di questo schieramento, che una parte dei cittadini che hanno scelto il centrosinistra abbiano poi praticato il voto disgiunto, scegliendo un altro candidato presidente. Mentre, stando all’esito delle preferenze di Soru, il risultato sembra completamente diverso. La scelta è andata al candidato-presidente e solo a lui. Non va dimenticato, infatti, che se una persona avesse votato solo un partito, la preferenza sarebbe andata anche al presidente corrispondente ma - come è ovvio - non è possibile il contrario.
Allora che cosa è capitato? Che in città la crisi del centrosinistra è, se è possibile, anche più grave di quel che si possa pensare e che, invece, Soru ha retto intercettando soprattutto il voto d’opinione. E parte di quello moderato che ha visto nel presidente uscente un punto di riferimento. Certamente la quantità dello scarto deve fare riflettere anche sulla difficoltà dei partiti del centrosinistra di presentarsi come forze organizzate. Che Cagliari sia sensibile al voto d’opinione lo dimostra anche il grande successo avuto dallo scienziato Gian Luigi Gessa (2.634 voti) che, in città Dopo Giorgio La Spisa, è risultato il più votato (ma che è possibile non riesca ugualmente a essere eletto per le minori preferenze complessive).
Da rilevare, poi, come l’Udc, pur ottenendo un ottimo risultato, non ha replicato il successo del 2004: ha infatti riportato il 7,13 per cento contro il 9,95 di cinque anni fa. Esito deludente, invece, per il Pd che ha riportato il 23,52 per cento dei voti: cifra molto inferiore alle scorse elezioni regionali dove l’allora partito della quercia aveva riportato poco più del 10 per cento, mentre Progetto Sardegna il 12 e una buona affermazione la Margherita (il 9,6). Formazioni, queste, oggi tutte interne al Pd. Di contro ottima performance del Pdl che ha sfiorato il 33 per cento, mentre nel 2004 Forza Italia si era fermata al 17 per cento e An all’8.6.
Quest’anno il Comune di Cagliari ha fornito molti componenti al consiglio Regionale: innanzi tutto il presidente della Regione Ugo Cappellacci, poi l’assessore Paolo Carta (attività produttive), eletto nell’Udc, seguono Edoardo Tocco (Forza Italia), Marco Espa (Pd) e forse Lorenzo Cozzolino (Pd), Radhouan Ben Amara (Comunisti italiani), Massimo Zedda (La Sinistra) e Claudia Zuncheddu (Rossomori). Questi ultimi possono scegliere di restare nell’assemblea Municipale, ma i due assessori dovranno (anche se formalmente non obbligati) dimettersi. E sarà un piccolo rimpasto.