Il ministro dell’Interno oggi nell’isola: incontrerà i primi cittadini a Cagliari
Dopo l’ondata di attentati il Governo rassicura gli amministratori: lo Stato con voi
l’intervista
di Umberto Aime
CAGLIARI Il programma delle missione, a Cagliari, del ministro dell’Interni è stato deciso giorni fa e avrà un solo punto all’ordine del giorno: gli attentati, troppi, agli amministratori locali. Alle 10.30, in prefettura, Angelino Alfano presiederà il comitato regionale per l’ordine e la sicurezza, poi prima di mezzogiorno incontrerà il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e quello del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau. Subito dopo firmerà con i sindaci il protocollo che dovrebbe mettere al sicuro i sindaci dagli attacchi sconsiderati del «partito delle bombe». L’ultimo poco più di un mese fa, a Bultei, con un ordigno fatto esplodere davanti alla casa del sindaco Francesco Fois, ma sono addirittura 136 gli attentati dinamitardi denunciati negli ultimi due anni. Con la Sardegna al quarto posto in questa agghiacciante classifica nazionale, per salire addirittura al primo posto per «l’incidenza del fenomeno rispetto alla popolazione residente» e ancora purtroppo in vetta se la statistica è ristretta ai Comuni con meno di 5milabitanti. Ministro Alfano, fucilate e bombe, disoccupazione e povertà: l'essenza della democrazia sembra sfilacciarsi e la convivenza civile scricchiola. È solo colpa della crisi economica? «La crisi economica ha creato difficoltà anche a famiglie che prima non ne avevano, ma l'Italia è in ripresa e la democrazia non è in pericolo. La coesione sociale e la solidarietà restano punti forti e saldi di questo Paese. La prova di maturità democratica che ha dato Roma, lo scorso fine settimana, credo che ne sia la dimostrazione migliore». Gli attentati ai sindaci sono un’emergenza nazionale. «Il monitoraggio è costante e il Governo ha dato un contributo importante al lavoro conoscitivo e di approfondimento svolto dalla Commissione Lo Moro, in Senato, che è stata presentata proprio ieri». I sindaci denunciano di essere lasciati soli dallo Stato: l'accusa è forte. «Hanno ragione a protestare quando – e può capitare – l'azione dello Stato, ma anche, non dimentichiamolo, quella della Regione, può non essere sollecita come vorrebbero, provocando quella sensazione di solitudine istituzionale che tanti sindaci mi confidano». Serve una risposta immediata. «Io che sono alla guida del Viminale, so bene quanto sia importante il rapporto con le autonomie e l'ho dimostrato con il sostegno ai Comuni che hanno sofferto più di altri. Anche il disegno di provvedimento sulla Sicurezza urbana - che discuteremo giovedì con il presidente nazionale dell'Anci - va nella direzione di rafforzare e sostenere il ruolo dei sindaci. Lo spopolamento in Sardegna è una piaga biblica. «Il calo demografico è un problema per tutti i grandi Paesi occidentali e, naturalmente, anche per l'Italia. Inoltre, l'abbandono di alcune aree del Paese, determinato anche da cause socio-economiche e dalla ricerca di nuove opportunità di reddito, può determinare squilibri gravi che vanno affrontati in una logica complessiva in cui il Sud e altre aree svantaggiate dell'Italia devono avere un ruolo e un'attenzione prioritari» Quali sono le contromisure? «Il Governo ha affrontato, il sostegno alle famiglie e l'incentivazione al lavoro e al reddito: il bonus bebè, la riforma del lavoro, l'abbassamento delle tasse per le imprese, gli sgravi contributivi per le aziende che assumono giovani lavoratori, la riforma della scuola in cantiere e quella della pubblica amministrazione attraverso il potenziamento delle piccole realtà territoriali. Per risalire, bisogna puntare anche sull'associazionismo fra i Comuni e lo stiamo promuovendo per alimentare il sentimento di radicamento e di attaccamento al territorio». Purtroppo però lo Stato smantella i presidi sul territorio: chiudono le caserme, azzerati gli uffici postali. «Questa affermazione non corrisponde alla realtà. La verità, invece, è questa: settecento milioni in più per la sicurezza sono arrivati con la Finanziaria 2014 e con quella di quest’anno. Poi abbiamo approvato anche lo sblocco del turn-over e del tetto salariale. Aggiungo che nel 2014 l'intero Fondo Unico Giustizia, quota Ministero dell'Interno, è stato destinato alle Forze di Polizia e, specificamente, non a favore dei "papaveri", ma per chi lavora in strada. Tutti blocchi nati negli anni precedenti e che io ho sbloccato anche con risorse aggiuntive». I risultati quali sono stati? «Questo prima di tutto: la diminuzione del 7,7 per cento dei reati sul territorio nazionale. Davanti al comparto Sicurezza, si può mettere davvero il segno più». La Sardegna non sembra essere fra i primi pensieri del governo: non sarebbe necessario un congruo risarcimento dei danni? «Credo che la Sardegna, come ogni altra area del Paese sulla quale occorre scommettere in termini di ripresa e investimenti, richieda un'attenzione particolare del Governo e delle forze politiche». La commissione d'inchiesta scrive sul caso Sardegna: il movente degli attentati è sempre riconducibile a motivi personali. È davvero così? «Penso che sia una ricostruzione largamente condivisibile. Gli attentati agli amministratori, effettivamente in Sardegna, hanno soprattutto una matrice personalistica e risalgono ad antiche contrapposizioni locali che nel tempo hanno sedimentato nel tempo rancori e risentimenti. Di frequente, dietro all’attentato a un sindaco, ma non solo in Sardegna, ci sono dunque fatti personali. Non posso escludere, tuttavia, altri moventi. C'è un altro dato sconvolgente: quasi il 90 per cento degli autori delle intimidazioni resta ignoto. «Purtroppo, spesso le vittime non collaborano. È un dato che emerge dall'analisi della commissione parlamentare. I motivi di una rarefatta collaborazione risiedono nel timore di ritorsioni o nell’esigenza di non esporre se stessi o altri familiari all'attenzione pubblica e alle conseguenze di una collaborazione giudiziaria». L’omertà va sconfitta. «Oggi, per esempio, la presenza dello Stato mira a incoraggiare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Dal confronto dei dati statistici dell'ultimo biennio, risulta comunque che il fenomeno degli atti intimidatori ha fatto registrare anche diversi segni meno. Si va, infatti, da un lievissimo aumento degli episodi nella provincia di Cagliari, passati da 31 a 35, a una riduzione che ha riguardato le altre tre province della Sardegna dove si registrano diminuzioni anche sensibili. Per esempio, a Nuoro sono diminuiti da 34 a 27, a Oristano da 8 a 6, mentre a Sassari sono praticamente dimezzati, passando da 12 a 7». Una delle soluzioni, persino scontata, sarà questa: rafforzare la rete di chi indaga: ministro, non è troppo poco? «No, assolutamente no, perché questi sono atti intimidatori che possono avere vari scopi, anche politici, destabilizzanti di equilibri locali, e per questo le indagini sono fondamentali». È d'accordo che, nel codice penale, debba essere inserito il reato di attentato contro gli amministratori pubblici? «Non è questo il tema. Le norme attuali sono puntuali ed eventuali aggravanti sono già previste e possono essere decise dai giudici». Notizie di questi giorni dicono che la Sardegna a potrebbe essere persino un obiettivo sensibile: l'Isis è in agguato. «Non c'è un particolare rischio che riguardi la Sardegna. L'allerta è già altissima in tutto il Paese e, ovviamente, anche nell’isola. Siamo vigili e attenti sui controlli alle frontiere e anche sulle espulsioni e i rimpatri. I nostri migliori esperti di antiterrorismo delle Forze dell’ordine e dell'intelligence sono al lavoro per individuare ogni elemento degno di attenzione, anche quello in apparenza meno rilevante».