Prima dell'una la resa di Soru, che ha chiamato il suo avversario
di GIUSEPPE MELONI
Di disgiunto, più che il voto, c'è l'umore dei fedelissimi soriani rispetto alle speranze della vigilia, il grigio dei loro volti in confronto ai sorrisi di pochi giorni fa, alla Fiera di Cagliari. All'una di notte sono tutti lì attorno a lui, nel quartier generale cagliaritano di piazza del Carmine, mentre Renato Soru li saluta da sconfitto: «Pochi minuti fa ho chiamato il presidente Cappellacci», dice, «non sono ancora riuscito a parlarci ma faccio comunque a lui e a tutti i sardi i migliori auguri per i prossimi cinque anni».
BANDIERA BIANCA Davvero una distanza incolmabile quella che corre tra l'esultanza di quel giorno, al comizio finale di Soru, e l'aria che tira in questo bel palazzo antico, cuore politico della Cagliari pro-Soru. Se fosse un film, anziché vita vera, il regista girerebbe queste scene in bianco e nero, per contrasto coi colori di quella sera.
Lui, il leader, per lunghe ore non si vede. Resta a casa, protetto dalla curiosità dei giornalisti di tutte le testate nazionali e non, e dall'affetto disperato dei fans. E in sua assenza si consuma il dramma di chi, ora dopo ora, vede scivolare la vittoria sempre un po' più in là. L'ex governatore compare quando sono quasi le 23, e lo spoglio delle schede ha raggiunto un terzo del totale. Sereno, almeno in apparenza. Ma ancora non si arrende: «Dobbiamo aspettare».
IL CARATTERE Battagliero, nonostante tutto: però, in tv, alcuni dei candidati del suo schieramento parlano già della reazione al risultato negativo. E del famigerato voto disgiunto.
La sconfitta, del resto, è una sensazione a lungo scacciata che però buca piazza del Carmine proprio attraverso la televisione: verso le 18 e 30, quando Videolina mostra a tutti l'ottimismo malcelato del quartier generale di Cappellacci. I conti ufficiali sono assai scarni, il candidato del centrodestra ha appena fatto il primo sorpasso dopo l'iniziale vantaggio soriano (su pochissime sezioni). Ma quell'atteggiamento sorridente del centrodestra, che dai maxischermi invade senza riguardo la roccaforte dell'ex governatore, appare molto, molto disgiunto da ciò che ci si aspettava dagli avversari.
I DATI Quando iniziano a rivelare la verità, ma i ministri del culto dell'ottimismo si attaccano a internet, scovano i dati del Comune di Sassari, «lì Renato vince 54 a 39». E il divario, in termini di voti, è superiore a quello che contemporaneamente si va delineando, a Cagliari, in favore di Cappellacci. Ma il calcolo è un balsamo effimero per gli animi del centrosinistra: la prima mazzata arriva dai dati dell'hinterland cagliaritano, assai inferiori alle attese.
Non a caso è uno dei più vicini al presidente uscente, il consigliere regionale Chicco Porcu (a caccia della rielezione nel collegio di Cagliari), ad assumersi la responsabilità di fiutare il vento contrario. Mostra un sms che gli comunica l'esito di una sezione di Selargius, Soru ha perso per 386 a 248: «Se è così è brutta», ammette onestamente, «in città sembra che si tenga abbastanza, ma è l'area vasta che va male».
LEADER ASSENTI Altri big del Pd, o della coalizione, se ne vedono assai pochi. Dopo aver seguito le prime fasi nella sede del partito in via Emilia, il commissario democratico Achille Passoni si trasferisce nel quartier generale di Soru e si chiude nella stanza vietatissima in cui si raccolgono i dati trasmessi dai rappresentanti di lista. Si concede solo pochi minuti alla stampa, per chiarire che «in ogni caso non sarà il voto disgiunto a condizionare il risultato del centrosinistra». E poi rilascia una dichiarazione prudente, di attesa. Nel frattempo compare nella sala stampa Marco Espa, anche lui candidato nel collegio di Cagliari. Il volto dice tutto, ha già capito come va a finire.
Fuori si fa buio. Dentro, negli sguardi, è ancora peggio. Giuseppe Macciotta, consigliere comunale del Pd nel capoluogo ma soprattutto uomo molto vicino agli umori del leader, entra ed esce da quella stanzina di raccolta dati. E fa quel che può per non diffondere pessimismo. Ma ci pensa il sito internet della Regione, nella progressione (molto lenta, per la verità) dello scrutinio, a denunciare numeri sempre più “disgiunti” tra il vincitore del 2004 e lo sfidante. Due punti e mezzo a favore di Cappellacci, tre e mezzo, poi quasi quattro.
All'inizio nessuno fa caso al dato delle coalizioni, ma anche quello, col passare delle ore, si fa agghiacciante. Distacco pesantissimo per il centrosinistra, rispetto al quale il recupero del candidato presidente appare nettamente insufficiente. Qualcuno sottovoce ricorda quei sondaggi che due mesi fa, nel bel mezzo della crisi aperta dalle dimissioni del governatore, aveva rivelato Antonello Cabras, leader dell'ala antisoriana del Pd. Quegli undici punti di svantaggio che a molti erano apparsi solo un malaugurio.
L'ASSENZA Come previsto Cabras non si fa vivo in piazza del Carmine, né gli altri della minoranza interna. Questo è un ritrovo per fedelissimi. E per artisti che condividono il progetto: come lo scrittore Flavio Soriga, che per tutta la sera segue attivamente gli eventi. Piano piano si ricompone quasi tutta la Giunta Soru: il vicepresidente della Regione Carlo Mannoni, poi Sandro Broccia, Nerina Dirindin, Concetta Rau. Sono le 21 e 15, e nel corridoio che porta alla saletta dei numeri spuntano, sugli occhi di una biondissima giovane che si sfoga al cellulare, le prime lacrime.
Pochi metri più in là Gianluigi Gessa, nonostante veda sgretolarsi inesorabilmente la sua coalizione, conserva sportività e distacco invidiabili. Attorno a lui i ventenni si disperano, e invece l'illustre scienziato sbarcato in Consiglio regionale sulla scia di Progetto Sardegna (e di oltre 4 mila preferenze personali) diffonde parole di saggezza, mista all'ovvia delusione. Poi la solita ironia fulminante: «Vado a fare un giro», dice a chi lo ferma a tarda ora mentre scende le scale, «torno tra cinque anni».
L'EX GOVERNATORE Sono le undici quando si presenta Soru, scortato dal capogruppo del Pd alla Camera Antonello Soro. «Certo il clima è diverso da cinque anni fa, ma lo scrutinio è arrivato appena a un terzo, aspettiamo». In realtà c'è un primo abbozzo di testamento politico: «Come ho già detto, in questi anni ho servito onestamente la Regione, al meglio delle mie possibilità. Ora, qualsiasi cosa decidano i sardi andrà bene». Due ore dopo, la resa. Con gli auguri al vincitore: «Sono deluso dal risultato, è la parola giusta. Ma ho fatto una bella campagna elettorale, ho avuto il privilegio di essere accolto benissimo in tantissime comunità. E ringrazio tutti quelli che mi hanno sostenuto». Non disperdete tutto questo, dirà poi al suo staff, andando via tra gli applausi commossi.
I VELENI Le polemiche della campagna elettorale sono sintetizzate solo in un accenno alla presenza costante di Berlusconi sui mezzi di comunicazione: «Per il futuro vorrei sicuramente competizioni più rispettose delle regole e con qualche punta di ostilità in meno. Ma sono state elezioni svolte comunque democraticamente, e bisogna accettarne il risultato». Conta chi prende una preferenza in più, riflette Soru: «L'ha presa Ugo Cappellacci, questo hanno scelto i sardi e io rispetto il loro voto». Quel voto che ha disgiunto dalla realtà le speranze dell'ex governatore.
17/02/2009