VIALE DIAZ.
Il project financing nello sport: il Municipio vaglia la proposta di Anedda
La proprietà resta comunale, il gestore investe 650 mila euro
Una vasca del 1959, filtri d'acciaio ai tempi della vetroresina, un telone cristallizzato sopra l'impalcatura di legno, una concessione scaduta ad agosto. La piscina comunale di viale Diaz, l'Acquasport, chiede aiuto così come ogni opera pubblica di questi tempi, vittima di vecchiaia, crepe, patti di stabilità. E allora, per tutelare i millequattrocento nuotatori, il gestore della struttura, Pino Anedda, ha proposto il primo (a Cagliari) project financing nello sport, in cui pubblico e privato fanno parte dello stesso progetto.
L'IDEA «Ho presentato il progetto in Comune e chiesto il mutuo alla banca, 650 mila euro». La pratica è all'esame degli uffici comunali e per l'Amministrazione sarebbe una ghiotta possibilità di sbarazzarsi di un fardello. Soprattutto perché la spesa annuale per mandare avanti le piscine comunali è attorno al milione di euro, sborsare altre risorse diventa una fatica immane. «Vogliamo riqualificare l'impianto, puntiamo sulle energie rinnovabili e al risparmio». Ma la legge permette che un privato intervenga sul pubblico senza un bando? «In realtà si tratta di un bando - spiega Anedda - perché chiunque può presentare un progetto, sarà poi il Comune a valutare». Il vantaggio che avrebbe la società sportiva di viale Diaz è avere ancora una volta la concessione dell'impianto per un tempo lungo, e soprattutto continuare a godere di un prezzo d'affitto simbolico che dura da quindici anni, cinquecento euro all'anno, una briciola in confronto agli affitti pagati dalle altre società sportive. Il nuovo accordo prevederebbe di dare in affidamento una piscina che oggi richiede 650 mila euro di costi di ristrutturazione.
LE ANOMALIE Ma il viaggio nelle piscine comunali cagliaritane che ospitano migliaia di appassionati e atleti agonisti è una raccolta di stranezze. Nella piscina di via dello Sport confinante con quella di viale Diaz dal 2007 al 2013 il consumo complessivo di acqua è stato di 146 mila metri cubi, contro i 93 mila della molto più grande Terramaini, una media-consumo giornaliera e mensile di gran lunga superiore a quella di impianti analoghi. Costando e non poco alle casse comunali, servirebbe capire perché. Come emerso nei giorni scorsi, a Terramaini manca l'agibilità per pubblico spettacolo e garantisce solo 99 ingressi, non c'è né palestra né bar e dove andrebbe anche rifatto l'impianto elettrico. Ma il risparmio passerebbe anche dalla sostituzione delle caldaie e magari garantirebbe l'acquisto di un macchinario per pulire il fondale quotidianamente, visto che ne esiste uno per due piscine, e quindi una a turno resta sporca. E ancora, la piscina di via dello Sport, ristrutturata una decina anni fa, ha grossi problemi di smaltimento acque a bordo vasca. Le canalette di scolo sono troppo piccole e l'acqua ristagna. Insomma, il project financing potrebbe risolvere diverse situazioni. Piscine e non solo. Coi dovuti compromessi.
Virginia Saba