Via Dante. Secondo la delibera della Giunta l'immobile verrebbe ceduto in cambio di una parte dell'area di Tuvixeddu
Gli inquilini del palazzo contestano l'accordo con Cocco
Gli affittuari avevano chiesto alla Regione di acquistare senza ricevere però risposta. Hanno saputo della permuta dai giornali.
L'affitto è basso, gli inquilini di via Dante 101 lo sanno bene, proprio per questo temono di essere buttati fuori: il contratto scade nel 2012, fino ad allora potranno rimanere nelle case che occupano da 50 anni, ma dopo? Il palazzo che la Regione vuol dare in permuta all'impresa Cocco per chiudere la questione Tuvixeddu ospita 14 famiglie che pagano 200 euro mensili o giù di lì per appartamenti da 100 metri quadri: l'amministrazione pubblica difficilmente li caccerebbe via, ma un imprenditore privato? Quel palazzo in centro città vale 2 milioni e 700.000 euro, ma dopo la ristrutturazione?
E dire che alcuni inquilini tempo fa avevano chiesto alla Regione di acquistare, invano, certi che sarebbe stato un prezzo politico, ma il privato farà altrettanto? Gli affittuari sentono franare la terra sotto i piedi, anche perché non sono stati interpellati. Mai. Hanno saputo nel settembre scorso che il palazzo sarebbe andato in permuta dopo l'esito del processo al Tar sull'immobile costruito a Tuvixeddu: la zona è vincolata ma Cocco aveva le autorizzazioni, di lì la proposta, l'impresa cede l'area di viale Sant'Avendrace, demolisce le opere già realizzate e costruisce una piazza, in cambio la Regione offre l'immobile di via Dante 101. L'area di Tuvixeddu vale un milione e seicentomila euro, il palazzo di via Dante due milioni e settecentomila ma, si legge nella delibera dell'11 febbraio scorso, «le contropartite si equivalgono considerato che al valore del bene sito in viale Sant'Avendrace deve essere sommato il costo dei lavori di demolizione delle opere attualmente insistenti (45.000 euro), la costruzione della piazza (149.000), gli oneri per le attività tecniche propedeutiche (98.000), il rilascio della concessione edilizia (92.000), la realizzazione delle opere (623.000). La differenza di 70.000 euro viene riconosciuta come risarcimento di qualsivoglia danno vantabile dall'impresa».
Il contratto di transazione non è stato ancora firmato ma ormai è questione di poco. Eppure pende davanti al Tar il ricorso proposto dagli inquilini attraverso gli avvocati Luigi Sanna e Andrea Pogliani: l'udienza non è stata ancora fissata ma gli argomenti degli inquilini non sembrano campati per aria. Un passo indietro per capire: il palazzo di via Dante era stato ceduto alla Regione il 6 agosto 1962 col testamento dell'avvocato Giovanni Asquer. La vedova, usufruttuaria dell'intero patrimonio, aveva dato in affitto gli appartamenti e solo dopo la sua morte la Regione era diventata piena proprietaria dell'immobile. Aveva comunque proseguito il rapporto di locazione con gli inquilini, contratti di locazione quadriennali puntualmente rinnovati, l'ultima volta il primo gennaio 2008, con scadenza al primo gennaio 2012. Negli anni Ottanta alcuni inquilini avevano chiesto alla Regione di poter acquistare gli appartamenti ma non avevano ottenuto risposta. Fino a quando, cinque mesi fa, hanno scoperto attraverso i giornali che la Regione intende cedere il palazzo a un privato. «Provvedimento illegittimo, fonte di un ingiusto danno per gli inquilini», scrivono gli avvocati nel ricorso. «La Regione avrebbe dovuto preannunciare l'intenzione di dismettere l'immobile fissando un termine agli inquilini per l'esercizio del diritto di acquisto. Solo successivamente avrebbe potuto disporre in modo diverso».
MARIA FRANCESCA CHIAPPE
17/02/2009