La stanza in più arriverà in primavera. Forse: dipenderà dai tempi della politica, dal consiglio regionale impegnato ad affrontare un’agenda fittissima di emergenze. Il primo obiettivo è saltato, superato in corsa da una pratica più urgente. La legge casa, quella che detta le nuove regole in materia di edilizia, doveva essere approvata entro il mese di dicembre. In realtà non è ancora arrivata in aula, parcheggiata per lasciare spazio alla Legge Finanziaria. Il disegno di legge, approvato dalla giunta a ottobre e licenziato il 15 dicembre dalla Commissione Urbanistica, potrebbe atterrare sui banchi entro la metà di marzo. Ed essere benedetto dal Consiglio entro le due settimane successive. Questo il cronoprogramma dell’assessore Cristiano Erriu, responsabile dell’Urbanistica, e della giunta. Che sente sul collo il fiato di chi – imprenditori, tecnici e comuni cittadini – ha per cinque anni tratto beneficio dalle iniezioni di cemento consentite dal vecchio Piano casa. Strumento che il 29 novembre del 2014 – quando non è stata concessa l’ulteriore proroga – è andato definitivamente in archivio. Stand-by. Ma il vuoto normativo non esiste, sostiene Cristiano Erriu. Proprio per il fatto che il Piano casa era un provvedimento a tempo, che ora semplicemente non è più in vigore. Al suo posto è in itinere una legge chiamata a dare carattere di stabilità a una serie di norme, nel frattempo corrette in chiave restrittiva. Di fatto, però, il vuoto c’è. Perché al momento è impossibile spostare anche un singolo mattone, il cemento è bandito ovunque la volumetria a suo tempo concessa – sulla base degli indici stabiliti negli strumenti urbanistici vigenti – sia stata consumata sino all’ultimo metro cubo. Ed è off limits anche qualunque intervento di demolizione e ricostruzione: senza piano e senza nuova legge l’esistente non può essere toccato. Effetto a cascata. Il Piano casa ha dato una botta di vita all’edilizia. La crisi è ancora forte, il numero degli addetti in picchiata. Ma grazie soprattutto alle ristrutturazioni, il comparto è uscito da un sonno profondo. Lo dimostra il fatto che tre mesi dopo la scadenza del provvedimento, i cantieri sono ancora in piena attività e gli uffici sommersi dalle carte. In tutta l’isola sono in corso interventi approvati entro il 29 novembre scorso. E sotto esame c’è una quantità notevole di richieste presentate entro quella scadenza: non appena è stato chiaro che non ci sarebbero state ulteriori proroghe al Piano, è scattata la corsa. Dal 2009 la Sardegna, insieme al Veneto, è una delle regioni in cui lo strumento è stato più utilizzato. Ristrutturazioni ma anche riqualificazioni, ampliamenti, demolizioni e ricostruzioni: oltre 35mila le pratiche avviate, centinaia i milioni investiti, molte piccole e medie imprese che, grazie a questo, sono rimaste a galla. L’attesa. Ecco perché, soprattutto nei comuni privi di piano urbanistico (la maggior parte), il vuoto normativo è vissuto con preoccupazione. L’assessore Erriu è rassicurante: «La legge edilizia vedrà presto la luce con una diversa regolamentazione rispetto al piano casa ma mantenendo la possibilità di ottenere premi volumetrici. Sempre con l’obiettivo finale di preservare l’ambiente e valorizzare l’esistente». È convinto che sarà una buona legge anche Antonio Solinas (Pd), presidente della Commissione Urbanistica. «Anche io ero contrario all’ennesima proroga del Piano casa, ritenevo giusto dare stabilità al provvedimento. La Commissione ha recepito il parere degli ordini professionali e delle associazioni ambientaliste, che hanno manifestato alcune riserve: in particolare sull’assenza di Vas – Valutazione ambientale strategica – prima dell’arrivo della legge in aula. Il confronto è stato approfondito, abbiamo limato alcuni passaggi del disegno di legge e arricchito il testo in altre parti. È venuto fuori un documento più snello, i 53 articoli sono diventati 31, che ora è pronto per essere esaminato dall’aula». Comuni scavalcati? Ma le prime correzioni sono già in arrivo. Nel disegno di legge approvato dalla quarta commissione c’è un articolo che potrebbe causare un ingorgo di deroghe e competenze. Si tratta dell’articolo 26, comma 4: c’è scritto che l’incremento volumetrico “è consentito mediante il superamento degli indici previsti dalle vigenti disposizioni comunali e regionali”. Ancora: “può comportare il superamento dei limiti di altezza e di distanza”. Se così fosse, i Comuni e i Puc approvati con tanta fatica verrebbero di fatto scavalcati. In passato è già successo: a Sassari, per tutelare alcune palazzine liberty da interventi di demolizione e ricostruzione autorizzati dal Piano casa, il Comune allargò i confini del centro matrice, cioè della porzione di città intoccabile. Ora, a mettere una pezza all’articolo controverso, arriverà un emendamento: prevederà la tutela della capacità pianificatoria. Significa che, soprattutto per gli interventi più impattanti, quelli che interferiscono in maniera pesante nelle scelte urbanistiche del territorio, saranno le amministrazioni comunali ad avere l’ultima parola.