IL RAPPORTO CNA.
In Sardegna sono 99 le aziende innovative, il 3,1% del totale nazionale
La provincia del capoluogo al 10° posto in Italia per le start-up Sognano di creare una loro impresa e, tra mille difficoltà, sopravvivono alla crisi, cercando di investire per conquistare spazi anche nei mercati esteri. Delle 3.208 start-up innovative rilevate alla fine del gennaio scorso a livello nazionale, 99 sono localizzate in Sardegna (pari al 3,1% del totale italiano). A far la parte del leone è l'area di Cagliari che, con 72 aziende, si è piazzata decima nella top ten delle province italiane. In testa alla classifica, con 470 aziende, c'è Milano. Seguono Roma (270), Torino (174), Trento (96), Napoli (96), Bologna (92), Modena (85), Firenze (79) e, infine, Padova (72).
La fotografia emerge in uno studio della Cna regionale, dove sono stati analizzati i dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio e un'indagine di Unioncamere e ministero del Lavoro, nell'ambito del Sistema informativo Excelsior.
«Le start-up», precisano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna, «sono un importante elemento di innovazione e hanno un significativo potenziale occupazionale. Per essere pienamente sfruttato questo potenziale ha bisogno di un accesso più diretto ed efficace alle leve finanziarie (pubbliche e private) necessarie per consentire il salto di qualità e la loro stabilizzazione sul mercato».
Secondo i vertici dell'associazione, per incoraggiare gli imprenditori ad avviare le aziende è necessario rendere più semplici le procedure amministrative, ridurre il carico fiscale e favorire l'accesso al credito. «Vanno in questa direzione», spiegano Piras e Porcu, «la cancellazione dell'Irap per 5 anni e l'accordo Regione-Sfirs-Banco di Sardegna rivolto anche alle start-up e finalizzato al sostegno delle attività innovative con l'assistenza del Fondo regionale di garanzia, che prevede la concessione di un'anticipazione da parte del Banco di Sardegna fino all'80% dell'incentivo pubblico stanziato da Sardegna Ricerche per una somma massima di 50mila euro».
I maggiori problemi per l'avvio di queste imprese innovative sono legati soprattutto all'accesso al credito e a procedure amministrative lente e complicate. Per avviare una start-up di questo tipo non occorrono grandi capitali. La maggior parte di queste aziende - che opera soprattutto nei settori dei servizi (per il circa il 78%), dell'industria (18%) e del commercio (4%) - è partita con un finanziamento di circa 50mila euro. Lo scorso anno, ad esempio, il 40% delle start-up italiane ha fatturato 25mila euro, il 15% 26-50mila euro e un ulteriore 25% tra i 51 e i 250mila euro.
Tra le imprese tecnologiche impegnate nel comparto manifatturiero, secondo quanto riporta lo studio della Cna, «la prevalenza va all'Ict, mentre, nonostante gli incentivi governativi, non decollano l'energia (12%) e il sociale (3%). Sono attive principalmente sul mercato internazionale (un terzo del totale nel caso delle start up manifatturiere) e il 34% su tutto il territorio nazionale».
Per proseguire la loro attività, la maggior parte delle imprese punta sui propri capitali, ma anche su finanziamenti pubblici e prestiti bancari mentre, una minoranza, si affida al sistema del crowdfounding.
Eleonora Bullegas