Il Comitato “Rumore, no grazie”: “La salute e la vita delle persone vale ben più della birra e della trippa, che si possono sempre consumare al riparo senza recare disturbo"
Autore: Federica Lai il 19/02/2015 21:08
La movida del centro storico ancora al centro del dibattito a Cagliari, tra esigenze dei titolari dei locali e quelle dei residenti. Ieri le dichiarazioni del gestore del Beer Garden in cui accusava i comitati di quartiere di essere “la rovina della vita notturna a Cagliari”. “Noi lottiamo per il rispetto della legalità violata – risponde Maria Laura Ferru, del comitato della Marina ‘Rumore, no grazie’- e che sia violata lo ha stabilito il Tar Sardegna che ha fatto del sindaco Zedda un condannato”.
La movida alla Marina. “Le regole ci sono ma non vengono rispettate – continua Maria Laura Ferru - tutto a danno dei residenti. Un esempio: per legge non si possono mettere tavoli per strada senza valutazione previsionale di impatto acustico, ma a Cagliari questa disposizione non viene rispettata. A Marina e Stampace viene superato, per buona parte dell'anno, il limite di rumore notturno massimo ammesso dal Piano Comunale, cioè 50 decibel: questo costituisce un crimine, e quando c'è crimine ci sono le vittime e i criminali. Le vittime sono i cittadini. I rilevamenti fonometrici fatti dalla Regione dimostrano che alla Marina il livello di rumore notturno è per molte ore più alto di quello consentito nelle aree industriali, cioè 70 decibel. Per questa ragione molti residenti hanno contratto malattie gravi e invalidanti, e ora stanno chiedendo i conti. La salute e la vita delle persone vale ben più della birra e della trippa, che si possono sempre consumare al riparo senza recare ‘fastidio o disturbo’ come impone la legge 447 del 1995”.