UNIVERSITÀ. La docente di Diritto amministrativo in corsa per diventare rettore
progetti di Paola Piras: ci rivolgeremo ai nativi digitali
In campo per la corsa al rettorato c'è anche Paola Piras, docente di Diritto amministrativo, ex preside di Scienze politiche ed ex vicesindaco di Cagliari. Si propone con «entusiasmo, passione e voglia di cambiare».
Cosa l'ha spinta a candidarsi?
«Tutto è iniziato con le sollecitazioni dei colleghi. Ha di sicuro influito la consapevolezza del dovere di restituire all'Università almeno parte di quello che nel tempo ho ricevuto».
Qual è il suo programma?
«Un Ateneo con un forte progetto culturale, capace di rivolgersi ai nativi digitali, di confrontarsi con gli standard di ricerca internazionale, di diventare punto di riferimento per il territorio, per la sanità, le imprese, gli ordini professionali e le amministrazioni. Un Ateneo che, vero laboratorio di idee, valorizza e motiva le persone e sa trasmettere curiosità intellettuale e passione per la ricerca».
Le cose più urgenti da fare?
«Riorganizzare l'amministrazione semplificando e informatizzando i procedimenti, eliminando duplicazioni e passaggi inutili, trasformando alcuni adempimenti burocratici in progetti per migliorare i servizi o crearne nuovi. È la precondizione per una didattica e una ricerca di qualità. Ma non basta».
Che cosa servirebbe?
«Dobbiamo lavorare meglio e di più con le scuole per favorire una transizione senza traumi e arginare la dispersione degli studenti; riorganizzare la didattica per favorire la regolarità dei percorsi mantenendo alto il livello di qualità. Anzi, elevandolo. Non sarà semplice. Il futuro rettore, chiunque sia, avrà vita dura».
L'Università è a misura di studente?
«In parte. Occorrono strategie per migliorare la qualità della vita degli studenti. Soluzioni per la residenzialità e, soprattutto, per restituire all'Università il ruolo di sede d'eccellenza della conoscenza e della cultura. Vorrei lo diventasse. Per farlo dobbiamo mettere gli studenti al centro delle nostre politiche, trasmettere senso di appartenenza e comunicare passione».
Servono fondi per molte emergenze. Come reperirli?
«Innanzitutto con la linea di rigore e responsabilità finora seguita e con l'attenzione verso gli indicatori utili alla premialità. In aggiunta con un elevato livello di qualità della ricerca, in particolare con la partecipazione ai bandi europei e con la terza missione sulla quale abbiamo investito troppo poco mentre dobbiamo svolgere un ruolo trainante per la Sardegna».
Come giudica il corpo docente delle varie facoltà?
«L'Ateneo ha nelle risorse umane la sua vera forza. I docenti cagliaritani si mostrano perfettamente adeguati a sostenere la crescita dell'Ateneo, che non ha alcunché da invidiare rispetto ad altre sedi più famose. Vantiamo punte di eccellenza in molte aree e tanti giovani competenti che si avviano con coraggio al mestiere più bello del mondo».
E l'operato del rettore uscente Giovanni Melis?
«Ha risanato il bilancio consentendoci di bandire i concorsi utili a sostenere l'offerta formativa minata dalle regole sul turn over. Ha incrementato le borse di studio per gli studenti e le premialità per quelli più meritevoli. Di certo non ha lavorato con una congiuntura favorevole».
Quanto può dare la politica per migliorare la qualità dell'insegnamento?
«La politica dell'Ateneo deve essere fatta dall'Ateneo, libero dall'influenza di altre istituzioni. La politica ha il dovere di capire e apprezzare il valore della cultura, dunque dell'Università, e sostenerne le azioni».
Se diventasse rettore, che linea terrebbe con la Regione?
«Rapporti intensi, propositivi e continui, nel rispetto dell'indipendenza delle due istituzioni. La Regione e il Comune devono essere i nostri interlocutori privilegiati: se crediamo nella cultura e nel suo grande valore, anche economico, dobbiamo dialogare con entrambi e condividere strategie e azioni».
Lorenzo Piras