Il braccio di ferro. Immobili pronti per essere liberati che devono essere restituiti alla città
Nono solo caserme: ecco la parte di Cagliari con le stellette ancora in mano alla Difesa Ennio
Neri cagliari@ilsardegnablu.it ¦
Sarà la nuova amministrazione regionale a concertare con il Comune il destino delle servitù militari cittadine. Aree verdi, immobili di pregio pronte a diventare parchi o alberghi. Un destino, quello delle aree pronte a liberarsi da stellette e filo spinato, da inquadra nei progetti individuati per la città del futuro: un sistema verde tra Monte Urpinu e Molentargius, il parco naturale di Cala Mosca, la riqualificazione di Sant’Elia. E poi il piano regolatore del porto e il piano particolareggiato del centro storico.
L’IMPULSO è della Regione, che nel giugno 2006 ottiene il primo riconoscimento ufficiale: la Sardegna soffre in Italia più di qualunque altro territorio il peso delle servitù militari. Nel novembre dello stesso anno l’avvio delle dismissioni. Un accordo indirizza immediatamente le procedure di liberazione degli immobili del demanio militare cagliaritano. Un anno dopo finiscono nero su bianco gli impegni reciproci tra Stato e Regione: il ministero della Difesa si impegna a dismettere, tramite l’Agenzia del Demanio, gli immobili militari situati in Sardegna e la Regione a ricollocare le attività «in essi espletate». Nel marzo 2008 viene ufficializzata la lista definitiva degli immobili da restituire alla Regione. Molti in città i beni immediatamente dismissibili: il 68° deposito carburanti di Monte Urpinu, realizzato negli anni ’30. Con la riforma della leva degli anni ‘90, i militari impiegati (e il servizio) sono stati ridotti notevolmente, ma il deposito è ancora operativo. C’è poi l’ex deposito carburanti di Monte Urpinu, (ingresso da via dei Conversi), composto da alcuni edifici e da quattro vasti depositi sotterranei di combustibili (dismessi da circa 35 anni), sempre in via dei Conversi è immediatamente dismissibile anche l’alloggio del Comandante dell’Aeronautica militare. A Cala Mosca troviamo l’ex stabulario o “batteria Prunas”. Si tratta di una struttura composta da più edifici, alcuni ristrutturati da privati. La Capitaneria, da qualche anno ha dato l’area in concessione alla ditta Merella, per la realizzazione “La Paillotte”, ristorante/pub con annesso uno stabilimento balneare molto frequentato. In via Cala Mosca torna in mani sarde l’ex poligono di tiro e ancora tra via Cala Mosca e viale San Bartolomeo c’è la Palazzina ufficiali. A Sant’Elia c’è il fortino di Sant’Ignazio, l’ex stazione segnali del Faro e l’ex tettoia ricovero quadrupedi, di via Borgo Sant’Elia. Oltre a questi c’è l’ex casermetta Dicat (via Monte Grappa), l’ex centro sanitario -grotta vico III Merello. Quest’ultimo pronto a far parte del sistema verde Buoncammino- Orto dei Cappuccini-galleria don Bosco.