Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'abbraccio di Francesco, De Magistris è cardinale

Fonte: L'Unione Sarda
16 febbraio 2015

Toccante cerimonia a San Pietro, il cagliaritano tra i nuovi porporati 

«La gioia più grande è stata quella di poter stare, ancora una volta, vicino al Papa». Queste le prime parole di Luigi De Magistris appena eletto cardinale, uno dei tre italiani, fra i venti, scelti da Bergoglio per “mondializzare” ancora di più il collegio di governo della Chiesa.
Più che la porpora e la berretta, con innocenza evangelica, a “don Luigi” - come tutti a Cagliari lo conoscono - è rimasto impresso quel lungo abbraccio con Papa Francesco, quelle poche intimissime parole sussurrate, l'ossequioso bacio all'anello del successore di Pietro.
«Un regalo inaspettato che in me ha avuto l'effetto di una bomba», aveva commentato il neo cardinale appena appresa la notizia. Quella domenica, come sempre, l'aveva passata dentro il “suo” confessionale, nella navata di sinistra del Duomo, a confortare i penitenti. «Ho cominciato a realizzare quello che mi era successo, quando tutti hanno cominciato a congratularsi e a farmi gli auguri».
Nella basilica di San Pietro, a rendere ancora più storico il Concistoro, anche il papa emerito Benedetto XVI di cui De Magistris è stato stretto collaboratore negli anni romani in Penitenzieria apostolica, fino alla carica di pro- Penitenziere maggiore. Per la Sardegna è il sesto cardinale nella millenaria storia della Chiesa. Avendo superato gli 80 anni (ne compirà 89 fra qualche giorno), De Magistris entra nel Collegio come “non elettore”, escluso cioè da un eventuale Conclave. Arcivescovo emerito di Nova, da oggi titolare della chiesa di Santa Maria in Vallicella in via del Corso a Roma, siederà accanto ai nuovi 15 «grandi elettori»: fra loro solo due gli italiani, titolari delle sedi di Ancona e Agrigento, preferite a cattedre storicamente più accreditate come Venezia e Torino.
È stato Dominique Mambertì, prefetto del Supremo tribunale della Segnatura apostolica e primo dei nuovi eletti, a rivolgere al Papa il saluto a nome del Collegio cardinalizio, ricordando la lettera che Bergoglio aveva inviato ai neoporporati all'indomani della loro nomina. Lettera che è stata il cuore della breve ma intensa omelia del Papa gesuita. «Voi siete cardinali, quindi - come dice la parola - cardini: non un accessorio della Chiesa, ma perni, punti d'appoggio, incardinati nella chiesa di Roma».
Al bando espressioni come “principi” del Vaticano, corte pontificia, tutti retaggi di un potere temporale che deve far posto alla diaconia, di un carrierismo da sostituirsi con il servizio umile e generoso, incardinati nella Chiesa di Roma che presiede la Chiesa universale nella carità. «Dobbiamo uscire dalle nostre comodità e abitudini» - ha aggiunto ancora il Papa - «per aprirci a un orizzonte sempre più ampio, perché siamo espressione di tutto il mondo, icona della comunione di tutta la Chiesa universale». Forte il richiamo all'indivia e all'orgoglio, tentazione dalla quale non è immune anche la comunità ecclesiale, così come quella di non tener conto del male ricevuto. «Al pastore che vive a contatto con la gente non mancano le occasioni di arrabbiarsi. E forse - ha detto Papa Francesco - ancora di più rischiamo di adirarci nei rapporti tra noi confratelli, perché noi siamo meno scusabili. Anche in questo è solo la carità che ci libera. Ci libera dal pericolo di reagire impulsivamente, di dire e fare cose sbagliate; ci libera dal rischio mortale dell'ira trattenuta, “covata” dentro, che ti porta a tenere conto dei mali che ricevi. No. Questo non è accettabile nell'uomo di Chiesa. Se pure si può scusare un'arrabbiatura momentanea e subito sbollita, non altrettanto per il rancore. Dio ce ne scampi e liberi!».
I venti nuovi cardinali hanno quindi solennemente giurato, nelle mani del Papa, «di restare fedeli al Vangelo, di conservare la comunione all'interno della Chiesa e di svolgere con fedeltà i compiti affidati a servizio dell'intera comunità ecclesiale». È quindi seguita l'imposizione della berretta e dell'anello: ogni cardinale, secondo l'ordine di creazione si è avvicinato al Papa che ha avuto per tutti una parola e un segno di incoraggiamento e di affettuosa vicinanza. Quando è stata la volta degli ultimi neo porporati, Francesco si è levato in piedi e ha fatto un passo in avanti verso gli anziani porporati. Commovente e toccante l'abbraccio con De Magistris, esile e curvo, quasi a scomparire fra le braccia di Bergoglio che gli ha sussurrato alcune parole prima di ricevere un devotissimo bacio all'anello. Forse un ricordo di quella visita a Cagliari dell'ottobre 2013 per rinsaldare la comune devozione alla Madonna di Bonaria.
In Basilica, tra la folla proveniente da tutto il mondo, anche una delegazione dalla Sardegna con in testa il presidente della Regione Pigliaru e il sindaco di Cagliari Zedda vicini ai parenti di De Magistris. Per il neo cardinale, al pomeriggio, la cosiddetta “visita di cortesia”, il saluto a parenti e amici nelle sale del Palazzo Apostolico, quindi il momento forse più atteso ed emozionante. La cena nel “suo” Seminario romano, culla della sua maturità sacerdotale ed episcopale, la sua seconda famiglia dopo quella naturale.
Oggi sempre in San Pietro la concelebrazione con Papa Francesco, assieme a tutti i neo cardinali. Quindi il ritorno a Cagliari, in Castello. In quel confessionale dove, smesso il rosso porpora, con la sua sottana nera, riprenderà a confessare. In silenzio e nel nascondimento, ma da “cardine” della Chiesa.
Paolo Matta