Presentato ai prefetti, giovedì sarà reso noto e servirà per coordinare gli interventi. Ma metà dei Comuni non ha un piano
CAGLIARI Quindici mesi dopo il ciclone Cleopatra, novembre 2013, la Protezione civile regionale ha cambiato davvero faccia e per fortuna qualcosa si è mosso in fretta dopo il disastro. Quello schiaffo terribile della natura, 19 morti, oltre mezza Sardegna devastata, è servito per rimettere a regime una macchina che allora aveva finito per impantanarsi non solo nel fango, a scivolare nelle voragini scavate dalla piena ma fu travolta anche dalla confusione e dalla burocrazia. Non certo per colpa dei singoli, su alcuni tra l’altro indaga la magistratura, perché allora non tutti «i tasselli» della rete per le emergenze erano al loro posto. Ora dovrebbero esserlo o lo sono almeno sulla carta. Le novità. Giovedì il Manuale operativo su come gestire le emergenze e sarà pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione, entrerà subito in vigore e così tutti i sindaci sapranno con molto anticipo (è il giuramento) quando, come e dove intervenire. La scorsa settimana è finita la sperimentazione della catena di comando del Centro funzionale e il nuovo coordinamento – assente nel 2013 – pare abbia superato a pieni voto l’ultimo esame dopo essere stato messo alla prova dagli ultimi giorni di piogge fitte e vento forte. Poi da qualche mese anche i ruoli con lo Stato sembrano essere definiti meglio e non dovrebbero esserci più sovrapposizioni nelle competente e negli interventi. La zona grigia. Resta ancora un grande problema: appena meno della metà dei Comuni (164 su 377) ha dato finora alle stampe il necessario «piano locale per fronteggiare ogni possibile rischio idrogeologico». Sull’allerta decentrata, dunque c’è ancora molto da fare e serve un’accelerazione per evitare altri buchi neri come quello del 2013. L’impegno. Proprio per colmare il vuoto in periferia, la Regione ha chiesto ai prefetti di Cagliari, Oristano, Nuoro e Sassari di essere sostenuta e affiancata nel diffondere la riorganizzazione del sistema di protezione civile. Nel consegnare il Manuale operativo (la Giunta l’aveva approvato a dicembre) a chi nei territori rappresenta lo Stato, il governatore Francesco Pigliaru ha detto: «Da subito abbiamo lavorato con grande impegno per recuperare il tempo perduto e d’ora in poi vogliamo essere una sola squadra efficiente anche nelle emergenze». Per l’assessore all’Ambiente, Donatella Spano, «ogni passaggio di questo cambiamento operativo lo abbiamo condiviso con tutti i protagonisti. Adesso dobbiamo impegnarci con decisione: anche l’altra metà dei Comuni deve avere un suo piano anti-rischi e non potranno esserci più zone scoperte dalla rete di allerta e intervento». Il Piano regionale è stato presentato ai prefetti dal direttore della Protezione civile, Graziano Nudda, con la descrizione dettagliata dei livelli d’allerta, variano dal rosso per quelli più gravi fino al giallo, di quanto dovrà accadere in un caso o nell’altro, di come dovrà muoversi la catena di comando. «Abbiamo rimesso in linea i tre pilastri della protezione civile – ha detto l’assessore Spano – e cioè: sinergia, solidarietà e condivisione di responsabilità tra la Regione e i Comuni e fra la Regione e lo Stato». L’augurio è che non serva uno stress-test per verificare l’efficacia della nuova organizzazione. Prossimi incontri. Domani il piano sarà presentato ai sindaci della provincia di Cagliari. Giovedì sarà la volta di quelli del Medio Campidano e del Sulcis. Venerdì, doppio incontro (all’Istituto tecnico Dessì-Lamarmora a Sassari) per i sindaci del Sassarese e della Gallura. Lunedì 16 febbraio Nuoro e Ogliastra, e mercoledì 18 i sindaci dell’Oristanese.