Verso Monumenti Aperti “Viaggio urbanistico” con l'architetto Franco Masala
R iscoprire l'anima di Cagliari attraverso il suo patrimonio architettonico e urbanistico. Questo lo scopo del ciclo di conferenze organizzato dall'associazione Imago Mundi, un percorso di accompagnamento verso la prossima edizione della rassegna “Monumenti aperti”. Iniziative sostenute dall'assessorato alla Cultura del capoluogo. Il primo viaggio attraverso progetti, stili ed epoche è stato reso possibile grazie a Franco Masala, architetto e componente dell'Associazione nazione di Storia dell'arte-Anisa. Attraverso un importante repertorio fotografico è stato possibile ripercorrere tutti i movimenti del Novecento.
«L'ambiente urbano cagliaritano offre una varietà di esempi architettonici spesso ignorati. Solo camminando per le vie della città ci si può rendere conto dell'esistenza di un patrimonio spesso trascurato o, peggio, caduto vittima di restauri ispirati da un malinteso senso del progresso», ha spiegato lo storico scorrendo alcune foto. Durante l'età giolittiana e il Ventennio le famiglie e gli impresari di Cagliari furono capaci di edificare palazzi e case di indiscusso valore artistico. I protagonisti di questa epopea furono Ubaldo Badas e Salvatore Rattu, autori di diverse decine di progetti. Masala, esaltando una delle più comuni caratteristiche dei vari periodi esaminati, si è concentrato sulle soluzioni d'angolo adottate dai progettisti. È stato quindi possibile passare dalle sinuosità del Liberty alla linearità e al tratto fermo del Razionalismo. Una dei progetti più importanti firmati da Badas prima del secondo conflitto mondiale è sicuramente quello della Colonia Dux del Poetto. Edificio che in troppi definiscono, erroneamente, ecomostro. L'edificio appoggiato sull'arenile è invece uno degli esempi più autentici dell'architettura razionalista insieme al palazzo “Vinceremo”, progettato da Enrico Pani e situato all'angolo tra le vie San Benedetto e Petrarca. Notevole anche il palazzo “Zedda-Zedda” di Rattu lungo la via Macomer, capace di esaltare le caratteristiche della sua facciata attraverso una semplice bicromia bianca e rossa. A catturare l'attenzione dell'osservatore esperto non sono però solo gli edifici più grandi e maestosi; diversi quartieri della città ospitano ville e palazzine in perfetta sintonia con il Liberty in voga nel resto del Paese. Un lascito per cui si devono ringraziare alcune delle più facoltose famiglie dell'epoca. Masala è poi passato ai decenni più recenti: «Anche dopo il 1945 Cagliari si seppe fare interprete delle ultime tendenze in campo architettonico. Badas continuò a progettare con ottimi risultati seguendo i dettami del cosiddetto Neoliberty». Suo, ad esempio, il padiglione per l'agricoltura della Fiera. Durante la seconda metà del Novecento conquistò la scena il Brutalismo, capace di utilizzare il cemento a vista senza remore o infingimenti. Ne sono esempi il dipartimento di Ingegneria mineraria di piazza D'Armi e il tribunale dei Minori.
L'edilizia popolare cagliaritana offre esempi di altrettanto valore. Le prime residenze costruite dallo Stato furono quelle tra via Bacaredda e via Balbo, realizzate nel 1911 in contemporanea con i primi interventi portati avanti nel resto del Regno. Alloggi seguiti, nel 1925, da quelli di via Manzoni. Su piazza Galilei si affaccia una testimonianza di “edilizia popolare di lusso”, il palazzo Incis. Vani riservati agli strati più alti del ceto impiegatizio. Notevoli le “case popolarissime” di piazza Kennedy, allora piazza Pirri, destinate agli impiegati pubblici con mansioni inferiori e disegnate da Badas. «Il secondo Novecento ci ha consegnato interventi di edilizia abitativa pubblica più decisi - secondo Masala - Progetti ambiziosi spesso traditi dal lassismo delle amministrazioni». Protagonista del primo dopoguerra fu Adalberto Libera, ingaggiato dall'Ina Casa e autore degli alloggi presenti lungo via Pessina e in alcune sue traverse. Noto a tutti lo skyline del Cep e gli interventi nei quartieri di Is Mirrionis e Sant'Elia.
Enrica Puggioni, assessore alla Cultura del comune di Cagliari, crede molto nella riscoperta dei luoghi della città: «Vogliamo restituire alla vita angoli spesso ignoti. Stiamo inoltre pensando di valorizzare San Michele ed Is Mirrionis, luoghi del cuore di Sergio Atzeni. In occasione del ventennale della sua scomparsa ci sembra giusto concentrarci sui quartieri che in qualche modo lo ispirarono».
Il prossimo appuntamento con la storia dell'architettura martedì prossimo alle 16 al Ghetto. Si parlerà dell'antica Cagliari.
Matteo Mascia