ANFITEATRO. Giudizio senza appello della presidente del Fai Mongiu
Delogu: rifarei tutto e non chiamatela “legnaia”
«Le strutture in legno hanno danneggiato l'Anfiteatro sì o no? Non ci possono essere sfumature o incertezze. E se come sembra è stato ferito, di chi è la responsabilità politica e di fronte alla legge?». Sono passati 15 anni da quando Maria Antonietta Mongiu ha promosso, con un gruppo di intellettuali cagliaritani, un comitato per liberare l'arena dalla “legnaia”. Da allora non ha perso la grinta per la causa. Grazie anche al suo piglio deciso, sono cambiate tante cose, ma la battaglia non può certo giudicarsi vinta. Le foto di Max Solinas pubblicate sull'Unione di avant'ieri non hanno bisogno di commenti: «Danni irreversibili». Raccontano il degrado, il legno marcio e le ferite causate dai tubi delle gradinate piantati nella roccia di un monumento vietato a turisti e cagliaritani cinque giorni su sette.
UNA GIUNTA RETICENTE L'assessora Luisa Anna Marras ha annunciato l'imminente avvio di un bando di gara per il restauro e la conseguente apertura dell'arena romana. «Nessuno sa niente del futuro dell'Anfiteatro. È necessario rendere trasparenti gli atti. La Giunta comunale è reticente». Mongiu, archeologa, ex assessora nell'esecutivo di Renato Soru e attualmente presidente del Fai (Fondo ambiente italiano) va giù pesante. «È importante individuare le responsabilità e capire come eliminare la legnaia senza danneggiare il monumento». Chi ha sbagliato nel concedere l'autorizzazione per il montaggio delle gradinate? «La Giunta Delogu e la Soprintendenza, che ha firmato il nulla osta, hanno violato palesemente l'articolo 9 della Costituzione che tutela il patrimonio storico e artistico della Nazione. Probabilmente erano convinti di poter seguire la strada di Verona. Ma non avevano valutato l'impatto di una decisione del genere». Che oltretutto cozzava con l'indirizzo nazionale. «Mentre si stavano realizzando le gradinate, a Firenze veniva firmata la convenzione che poi avrebbe dato vita, nel 2004, al Codice Urbani». L'archeologa presidente del Fai chiude con alcuni quesiti. «Sono evidenti responsabilità politiche. Le leggi sono state rispettate? Chi doveva tutelare il monumento cosa ha realmente fatto per la sua salvaguardia?».
ERA UN IMMONDEZZAIO L'ex sindaco Mariano Delogu, raggiunto al telefono durante una riunione al Palazzo di giustizia, difende la decisione presa 15 anni fa. «Non chiamatela legnaia». Delogu fa un tuffo nel passato. «Quando ero ragazzo l'Anfiteatro era il luogo ideale per gli spettacoli. Poi, l'abbandono e l'incuria l'hanno trasformato in immondezzaio. Quando sono diventato sindaco ho sistemato le gradinate». Una decisione contestata. «Da chi? Da quali intellettuali? Ricordo la visita del presidente del Senato Nicola Mancino: un posto così bello non l'avevo mai visto ». Sarà, ma il parere negativo arrivò dalla Commissione ministeriale. «Non ricordo». Dalle foto sembra che la roccia sia lesionata. «I danni li stanno creando adesso nello smontaggio». Sia sincero, come si comporterebbe oggi? «Rifarei tutto».
Andrea Artizzu