Intervista al presidente di Confcommercio: "Col nuovo Pul danni milionari per i titolari dei chioschi costretti a smontare tutto senza alcuna proroga sino al 2020. E l'assessore Frau non ci ascolta neppure. Una partita pesante contro i commercianti, al loro posto non sposterei uno spillo"
Autore: Maurizio Bistrusso il 01/02/2015 21:14
Proroghe, disegni di legge, linee guida regionali e deleghe ai comuni. Sulle concessioni demaniali è ancora caos. Il dibattito è aperto e dal sindacato balneari è partito un siluro verso il Comune e la Regione colpevoli di aver avallato e legittimato una norma fragile e priva di fondamento sulla proroga delle concessioni demaniali che rischia di illudere gli operatori del settore chiamati ad effettuare nuovi investimenti per adeguare i chioschi al PUL. Le dichiarazioni del sottosegretario ai Beni Culturali,Francesca Barracciu, nell’incontro promosso venerdì scorso, nella sede storica del Partito democratico di via Emilia, sul futuro del Poetto, hanno confermato che non esiste una normativa di riferimento che consenta di prorogare le concessioni demaniali fino al 31 dicembre 2020. I titolari dei baretti del lungomare Poetto non l’hanno presa bene e chiedono spiegazioni all’assessore all’urbanistica del Comune, Paolo Frau :”Se è tutto in regola perché non ci spiega come mai, a distanza di oltre un anno, gli Uffici non hanno provveduto al rilascio della proroga al 31 dicembre 2020?”. La risposta non è ancora arrivata ma una cosa è certa - spiega Alberto Bertolotti, presidente regionale del sindacato Balneari, e della Confcommercio Cagliari - ai concessionari si chiede di adeguare i chioschi al nuovo PUL, Piano di utilizzo del litorale, con un ulteriore investimento di circa 150 mila euro senza nessuna garanzia per il futuro. Dopo soli due anni verranno demolite le strutture colorate precedentemente utilizzate e richieste dal SUAP, costate circa 80 mila euro, che sono andati in fumo. Una partita che rischia di mettere in ginocchio definitivamente i titolari delle concessioni . Il rischio di ripartire da zero nel 2016 è molto alto.
Come si è arrivati a questa situazione? La famosa proroga sbandierata in questi anni è una legge dello stato o è carta straccia?
Il governo Renzi ha aperto lo scorso 24 ottobre un tavolo politico con le cinque sigle sindacali rappresentate dal segretario della FIB – Confcommercio, Riccardo Borgo e un tavolo tecnico il 13 dicembre, che vede la partecipazione attiva di Francesca Barracciu e di Sandro Gozi, con l’obiettivo di redigere un Disegno di legge che preveda la riforma normativa del demanio ad uso turistico e ricreativo. In particolare con le nuove regole che riguardano le concessioni per i baretti, i servizi di spiaggia e il demanio portuale turistico. Attualmente non esiste una normativa di riferimento perché il Decreto mille proroghe del 2009 poi convertito in legge nel 2010 ha demolito uno dei pilastri del codice della navigazione che prevedeva il rinnovo automatico delle concessioni e il diritto di insistenza. Il decreto aveva sancito, in accordo con la Commissione Europea, nell’ambito di una norma transitoria, una proroga delle concessioni fino al 31 dicembre 2015, giustificata dal fatto che il governo avrebbe dovuto riscrivere una nuova normativa. Dal 2006 ad oggi questo non è accaduto. Occorre sottolineare che questo governo si sta assumendo l’impegno di trovare una soluzione concertata e condivisa con le parti coinvolte in ossequio alla normativa comunitaria Il precedente governo Monti aveva adottato una Legge secondo la quale le concessioni dovevano essere prorogate fino al 2020. Questa proroga è una legge dello stato che comunque esiste e non abbiamo scritto noi. Una proroga secca però non giustificata da nessuna norma transitoria, un atto unilaterale che oggi viene considerata dall’attuale governo non conforme con i principi comunitari e quindi, come ha ribadito ben tre volte nel corso dell’assemblea la Barracciu, non esiste e non si può applicare.
Chi ha sbagliato? Cosa rischiano gli operatori del settore?
Contestiamo la frettolosa delega rilasciata dalla Regione ai comuni in assenza di una normativa certa nazionale che consente ai sindaci una pianificazione sul demanio parziale perché non è supportata da un regolamento nazionale. La Regione ha stabilito le linee guida sulla pianificazione del demanio dalle quali i Comuni promanano i Pul. Vista la fragilità della normativa, il tutto dovrà essere necessariamente rivisto in base alle nuove direttive nazionali. Quindi chi sta facendo i Pul di corsa e con troppa noncuranza sta giocando una partita pesante con gli operatori del settore. Nel caso specifico con i titolari delle concessioni del lungomare cagliaritano. Se fossi uno di loro non avrei spostato uno spillo. Per l’ennesima volta a queste persone si sta chiedendo di affrontare un investimento gravosissimo che sfiora i 160 mila euro senza nessuna garanzia di un futuro certo. E per questo che noi ribadiamo con fermezza e chiediamo alla Regione l’assunzione di un atto coraggioso, doveroso e responsabile che sospenda il procedimento di pianificazione dei comuni nelle more di una revisione normativa nazionale , incluso il periodo di concessione. A Cagliari c’è una situazione di grave emergenza. Ci sono responsabilità importanti per il vuoto normativo che la giunta comunale ha ereditato da quelle precedenti, aggravate da uno zelo e un’enfasi fuori luogo per l’approvazione del Pul che rischia di ritorcersi contro l’amministrazione e di far pagare un prezzo altissimo agli operatori e ai concessionari. Riteniamo che la norma sia fragile. Non diciamo che la legge non è valida ma non ci facciamo prendere in giro da nessuno. Preferiamo essere impopolari e lavorare con i politici che non hanno paura di esserlo piuttosto che raccontare e sentire bugie. Due recenti dispositivi della Giustizia Amministrativa del Tar di Sardegna e Lombardia, che si sono astenuti sull’efficacia della ulteriore proroga al 2020 rimbalzando la decisione alla Corte di Giustizia europea che si pronuncerà entro un anno,confermano che non ci sono certezze. Noi siamo subiudice e nel contempo non esiste nessuna norma attiva.
Il Comune ha tenuto conto delle vostre osservazioni?
Ci hanno ascoltato solo nell’ambito di una sterile procedura obbligatoria al fine di ricevere un parere non vincolante e senza tenere conto delle 30 pagine di osservazione che abbiamo consegnato sul Pul di Cagliari. L’assessore Frau ha totalmente rinunciato all’interlocuzione con le associazioni di categoria. Questo è molto grave perché noi non rappresentiamo un partito ma concorriamo al buon governo della città. Sono stati fatti molti errori sommati nel tempo. La partita ora passa alla Regione nel confronto Stato – Regioni che si terrà nei prossimi giorni sul tema ormai diventato un’emergenza. La Regione è chiamata ad indicare la sospensione del processo pianificativo.
Il 26 settembre 2013, ai sensi dell’art.6 comma 3 della Legge 494 del 4 dicembre 1993, era stato trasmesso al Comune il parere del rappresentante del sindacato dei balnerari, SIB/Confcommercio e del rappresentante della FIBA/ Confesercenti che riportava:
“La proroga al 31 dicembre 2020 sia concessa in stretta osservanza della normativa nazionale di riferimento senza subordinarla ad alcuna condizione”.