A Cagliari “L'origine del mondo” di Lucia Calamaro
Tre donne in scena (e tre bravissime attrici)
divise dalle insofferenze e unite dai sentimenti
B ravissime, Daria Deflorian, Federica Santoro, Daniela Piperno. Madre, figlia e nonna in un incrocio generazionale che mette in risalto i diversi approcci alla vita di tre donne che si vogliono bene e un poco si tormentano. È un testo a più strati, quello scritto da Lucia Calamaro, autrice e regista de L'origine del mondo proposto sino a domenica al Teatro Massimo di Cagliari dal cartellone della CeDac. Sono i colori delle nature morte di Giorgio Morandi, nel primo atto della trilogia, a rendere diafana la scenografia ideata da Marina Haas su un palco quasi sgombro dominato da un frigorifero. Elettrodomestico in cui Daria, signora depressa, fruga e fruga, tirando fuori cibi muffiti e stantii. Lei ci parla, con la cellette e le portine, con addosso un abito elegante e le ciabatte ai piedi. Primo segno di una dissociazione che la spinge a non uscire perché non vuole incontrare nessuno. Parla parecchio, però, con la figlia pignola che in alcuni momenti si trasforma, con un semplice cambio di registro, nella psicanalista freudiana che l'ha in cura. C'è la casa e le sue trappole, nel lavoro sottile di Lucia Calamaro. Oltre al frigidaire, la lavatrice e il lavello coi piatti sporchi. E la spesa sempre da fare e gli armadi da riordinare e il pavimento da lustrare. Daria Deflorian sostiene la sua parte di ansiosa con garbo e talento. Assecondata o sgridata dalla figlia pignola Federica, energicamente invitata a togliersi le baggianate dalla testa dalla madre Daniela. Le interpreti di questo “Ritratto di un interno” adoperano i loro nomi veri. Scelta non causale , dato che la nevrosi e i talvolta perversi meccanismi parentali sono pane quotidiano per gli umani. Lontanissimi, per quanto influenti, sono gli uomini distrattamente citati nei dialoghi: un padre, un fratello, uno zio. È un discorso tra donne, quello marcato dalle bellissime luci di Gianni Staropoli, chiarissime all'inizio, poi gialle, arancio, lilla.
Il che dà un tocco talvolta surreale, a questa triade divisa dalle insofferenze e unita dai sentimenti. Tra la figlia querula e la nipote verbosa, la nonna risulta essere l'elemento più reattivo di fronte alle paludi dell'esistenza.
È convinzione di Lucia Calamaro che la psicoanalisi sia una terapia che aiuta davvero a risolvere i nodi. Tuttavia sono proprio gli sfoggi di dottrina della dottoressa a rendere ripetitiva la terza parte di una pièce che ha anche qualche momento brillante ma è nel complesso malinconica.
Anche se il titolo, citazione di un celebre dipinto di Courbet, è un tributo alla grandezza della maternità, si assapora più amarezza che gioia nelle tre ore e mezzo di durata. L'origine del mondo , insignito di tre premi Ubu, è prodotto da 369gradi, PAV Diagonale artistica e ha come aiuto alla regia Francesca Blancato. La compagnia, presentata da Roberta Sanna, incontrerà il pubblico, stasera alle 17, 30 alla Biblioteca del Mediterraneo, in via Mameli 164.
Alessandra Menesini