Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«L'ex Marino è da salvare»

Fonte: L'Unione Sarda
30 gennaio 2015


POETTO. Giudizi concordi sulla sorte del vecchio ospedale diventato un rudere

 

I pareri: è opera di un grande architetto, Ubaldo Badas

 


Da trentatré anni - tanti ne sono trascorsi dal trasferimento dei reparti - c'è un fantasma che si aggira tra i ruderi del vecchio ospedale Marino. È lo spettro della burocrazia. Che mica svolazza da solo. Ad accompagnarlo sono tanti altri spiritelli dispettosi che strizzano l'occhio alla politica. Quella più inconcludente che sta mettendo la firma su ritardi e indecisioni.
Su quella vergogna , oggi la città si interroga. Spazzar via l'antico caseggiato disegnato dall'architetto razionalista Ubaldo Badas nel 1937, pensato come colonia per i figli dei lavoratori ma che mai colonia divenne realmente per via della guerra? Sia mai. Sul vecchio edificio curvilineo che sembra abbracciare la spiaggia, vige il vincolo del ministero ai Beni culturali. Modificarlo? Possibile. Ma sempre col benestare della Soprintendenza. L'ex ospedale Marino resta uno scheletro poggiato sul Poetto che sarà la spiaggia dell'Expo 2015.
IL FAI L'archeologa e presidente regionale del Fondo ambiente Italia, Maria Antonietta Mongiu, di ruspe in viaggio verso il Marino non vuol proprio sentir parlare. «È una delle opere architettoniche più importanti del 900, il suo ideatore, Ubaldo Badas merita rispetto. Come Fai, intendiamo promuovere un'iniziativa incentrata sul Novecento in Sardegna e sul ruolo dell'architettura». Un giudizio in linea col pensiero del direttore del dipartimento di Architettura, Antonello Sanna: «Capisco che quella del Marino sia una vicenda che induce tanti a dire: “peggio di così?”. Per mia formazione e convinzione non direi mai che l'ex ospedale del Poetto va buttato giù. Può piacere o non piacere ma è un edificio importante dietro cui c'è un grande architetto contemporaneo. Ecco, il solo fatto che a disegnarlo sia stato Badas mi induce a dire: salviamolo. Utilizzare al meglio il nostro patrimonio è un obbligo culturale».
GLI ECOLOGISTI La provocazione porta la firma dell'ambientalista Stefano Deliperi. «Se si continua così non ci sarà neppure più bisogno di pensarci. Crollerà da solo. Non siamo stati sufficientemente bravi e intelligenti a tutelare quest'opera pregevole. E allora dico: se siamo incapaci, per non dire di peggio, se non siamo neppure in grado di fare un bando in grazia di Dio, che vogliamo tentare di salvare? Non voglio credere che nel bando della Regione non fosse stata inserita la clausola di tutela».
CERTEZZE L'idea che l'ex Marino possa essere abbattuto infastidisce l'ingegnere-architetto Enrico Corti. Secca, la risposta: «Non lo butterei giù». Poi l'analisi. «Il manufatto ha una storia recente molto travagliata, l'impossibilità di non trovare una destinazione, un ruolo all'interno del paesaggio-Poetto genera scetticismo. Ma non ci si può arrendere all'incapacità di generare progetti funzionali credibili.
IL CONTESTO Credo che il tentativo di cercare funzioni specifiche che lo isolino dal suo contesto è destinato a fallire. Si è discusso molto e progettato per i nuovi baretti. L'ex ospedale deve diventare una struttura aperta, bisognerà liberare molto spazio, la nostra situazione climatica lo consente». Giudizi che sulla rete spesso non vengono condivisi. Su Facebook non sono pochi a chiedere ruspe ed esplosivo per liberare il Poetto.
Intanto il deputato dei Riformatori, Pierpaolo Vargiu si è rivolto al ministro Dario Franceschini. «Il vincolo del 2007 rischia di creare una situazione di paralisi», dice Vargiu. «Da una parte, l'ex Marino non può essere demolito perché tutelato, dall'altra non può essere restaurato in quanto il vincolo rischia di essere così rigoroso da impedire un'attività redditizia. Soprintendenza e ministero facciano in fretta».
Andrea Piras