L’Anci chiede a Regione e ministro dell’Interno di prendere decisioni immediate
Il prefetto di Sassari: gli amministratori sono diventati il bersaglio del malessere
BULTEI La prima mossa concreta è stata la convocazione di un’assemblea dei sindaci sardi già programmata per giovedì a Bultei, la seconda – di ieri – è la richiesta di un vertice a tre con il ministro dell’Interno Alfano, la Regione e gli enti locali. L’appello. «Siamo preoccupati per quello che sta accadendo – ha detto il presidente di Anci Sardegna Piersandro Scano – Bisogna affrontare con urgenza i temi della prevenzione dei reati contro gli amministratori, dell’intelligence e del presidio del territorio». La bomba. A tre giorni dall’attentato contro il sindaco del Pd di Bultei Francesco Fois, continuano gli attestati di solidarietà del mondo politico. La bomba esplosa sabato notte davanti al portone blindato della casa del primo cittadino ha lasciato sgomenta l’intera Sardegna. Un ordigno che ha distrutto gran parte degli arredi dell’abitazione di via San Sebastiano e che, soprattutto, avrebbe potuto causare una strage. Il portone è saltato in aria e l’onda d’urto lo ha spinto verso l’interno della casa. Se solo qualcuno fosse passato in quel momento non avrebbe avuto scampo. I muri portano i segni dei chiodi con i quali quasi certamente è stata confezionata la bomba. Dettaglio, questo, che rafforza la convinzione che ci fosse la volontà di uccidere. Il prefetto. E mentre la deputata sarda del Pd Romina Mura, sindaco di Sadali (paese dove due anni fa fu trovato un ordigno davanti alla casa dell’assessore ai Lavori pubblici Davide Serpi) chiede al governo la scorta nei centri dove esistono condizioni particolarmente delicate, il prefetto di Sassari Salvatore Mulas invita tutti a fare una considerazione che lui ritiene importantissima: «Purtroppo in Sardegna c’è un pensiero comune che non si riesce a scardinare, quello cioè che il sindaco debba rendere conto al singolo e non alla collettività. Niente di più sbagliato, sarebbe ora di capire che una licenza negata non deve essere interpretata come uno sgarbo personale. Il fatto che una persona voti un determinato candidato non significa che sia autorizzata a pretendere da lui qualcosa in cambio non appena quel candidato viene eletto. I sindaci devono fare il bene comune, ma questo concetto purtroppo è ancora lontano dalla mentalità della nostra isola». «Non volevano uccidere». Da ex poliziotto, Mulas dà all’attentato di sabato un’interpretazione differente rispetto alle prime ipotesi avanzate dai carabinieri: «È un gesto molto forte ma a mio giudizio non volevano ammazzare il sindaco. Hanno voluto sicuramente lanciare un messaggio intimidatorio ben preciso ma in Sardegna sanno ammazzare e se avessero voluto farlo avrebbero usato altri metodi, i pallettoni ad esempio». Il prefetto, con un passato da investigatore d’eccellenza nel periodo caldo della criminalità in Barbagia, ha chiesto a Fois di riflettere su cosa potesse aver provocato tanto odio: «Mi ha ribadito di non riuscire a capacitarsi di quanto è successo. E allora – è la considerazione di Mulas – potrebbe trattarsi di un fatto del passato. Perché in Sardegna non si dimentica…». Come dire – ma quella del prefetto è chiaramente solo un’ipotesi – che qualcuno potrebbe aver deciso di vendicare oggi uno sgarbo che ha radici nel passato. E aggiunge, con cognizione di causa: «In Sardegna non è mai morto nessuno per attentati di questo tipo». L’esplosione del 2004. O meglio: «È accaduto solo una volta, undici anni fa, quando morì Bonifacio Tilocca, 72 anni, padre del sindaco di Burgos Pino Tilocca. Ma fu un errore». Un fatto di sangue terribile, l'epilogo mortale di uno stillicidio spaventoso di «avvertimenti» che due anni prima avevano spinto il figlio a dimettersi dalla carica amministrativa. Decisione poi ritirata per spirito di servizio. Un ordigno era esploso anche allora davanti al portone di casa, Bonifacio Tilocca era sulle scale in quel momento e la micidiale onda d’urto lo investì in pieno.