Il caso. La storia di Salvatore che vive in un bugigattolo a fianco all'ospedale Marino
Senza energia elettrica e acqua vive lì da più di vent'anni
Salvatore è nuorese e ha 67 anni. Da venti vive arrangiandosi come può.
Baracche abusive con vista sul Poetto. Il maestrale e la grandine penetrano in quei pochi metri quadrati di legno a due passi dall'ospedale Marino con la violenza di una lama. Sotto un tetto di plastica ondulata e canne Salvatore con un amico cerca di riparare un gruppo elettrogeno: nella sua casa non c'è né acqua né energia elettrica. È nuorese, ha 67 anni, vive lì da venti, in due bugigattoli costruiti con materiale di fortuna, nascosti da quella che un tempo era una pineta. Mette insieme il giorno con la notte grazie ad alcuni amici. Non ha pensione né sussidi di alcun tipo: d'estate recupera qualche decina di euro dal parcheggio abusivo che custodisce. Pochi mesi fa è stato ricoverato in ospedale: le gambe hanno ceduto di botto e da allora non può rimanere in piedi per più di un'ora.
LA STORIA Salvatore ha conosciuto tempi migliori. Racconta che era un piccolo impresario. Faceva l'elettricista. Stava bene, la sua azienda dava lavoro ad alcuni dipendenti. Il Genio civile era un'entrata sicura. Il matrimonio, quattro figli. Insomma, un'esistenza dignitosa. Poi, per motivi impalpabili, la vita prende una piega diversa. Irreversibile. Il lavoro e la famiglia svaniscono. Trova una sistemazione in un appartamento di Pirri, ma senza soldi per l'affitto lo sfratto arriva alla velocità della luce. E con lo sgombero si materializza la vita al Poetto. L'altro giorno il gruppo elettrogeno che garantisce quel poco di energia elettrica per la stufa ha preso fuoco. Ieri mattina con un amico armato di cacciavite e buona volontà cercava di ripararlo. Salvatore vive alla giornata. Ha una filosofia spicciola. «Qui manca solo quello che non c'è». L'abbigliamento è di fortuna, ma un particolare balza agli occhi: la cura delle mani. Sembrano quelle di un pianista. Nel patio racconta come campa. «Non ricevo pensione né alcun tipo di sussidio. Ho bisogno di aiuto». Ma come fa a sopravvivere? «Grazie alla disponibilità di alcuni conoscenti. Oggi a pranzo mangerò pasta avanzata da ieri e una fettina. Per l'acqua uso bidoni che vado a riempire nei bagni comunali sulla spiaggia, dove mi lavo». D'estate la musica è meno acida. «Nella stagione balneare guardo le macchine di chi va a prendere la tintarella». Non ha paura di aggressioni o altro? «Non ho un centesimo e poi qui vengono spesso i miei amici».
IL RICOVERO L'età e il vento gli giocano un brutto scherzo. Alcuni mesi fa le gambe non rispondono più. Cade. Lo portano all'ospedale dove viene seguito con cura da medici e infermieri. Ma la pacchia finisce e per Salvatore non c'è alternativa alla capanna di viale Poetto. Con i problemi di sempre. La pensione, i sussidi? «Durante il ricovero si sono presentate le assistenti sociali del Comune. Mi hanno proposto una sistemazione nella struttura di Terramaini. Ho detto no. Sto bene qui. In mezzo ai vecchi non ci voglio andare. Avrei bisogno di aiuti economici, della pensione che mi spetta di diritto, ma le mie gambe malandate non mi consentono di arrivare al palazzo comunale di via Sonnino».
ANDREA ARTIZZU
12/02/2009