Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

C'è acqua nel sottosuolo, la “554 bis” frana ancora

Fonte: L'Unione Sarda
20 gennaio 2015

Per la quattro corsie non «un banale problema», come diceva l'Anas

Qualcosa si muove sotto la 554 bis e la fa crollare. Non c'entra una banale “rottura di un fognolo”, come sosteneva l'Anas a novembre del 2011, quando ha speso oltre 400 mila euro per sventrare e rifare tutto da capo, per poi ritrovarsi al punto di partenza. Il problema sta a circa dieci metri di profondità: è causato, forse, dalla presenza di acqua nel sottosuolo, ma la fonte non è ancora stata individuata. E, finché non si scopre con certezza, la quattro corsie che collega la vecchia Orientale alla litoranea per Villasimius rischia di continuare a cedere sempre nello stesso punto, come succede da anni, al chilometro 3. Anche se la società delle strade ha già speso una marea di denaro in soluzioni tampone che sperava fossero definitive. Le conseguenze, fino alla soluzione finale tutta da formulare e quantificare in euro: comparsa improvvisa di gradoni sull'asfalto, una sola corsia per senso di marcia, limiti di velocità al minimo e inevitabili code di auto nel periodo estivo.
LO STUDIO Le novità sui misteriosi crolli sulla statale arrivano dallo studio della facoltà di Ingegneria, condotto dai professori Roberto Balia e Pier Paolo Manca, incaricati dall'Anas di individuare le cause del male che da sempre affligge la strada. I primi risultati dell'indagine, condotta attraverso tomografie soniche e altri rilievi geologici, hanno rivelato la presenza di un fenomeno franoso che ha origine in profondità, «difficile da individuare in fase di progettazione», spiega il professor Balia. E forse generato da opere realizzate dopo il taglio del nastro: sotto osservazione c'è anche un grosso serbatoio che sta sopra la collina.
I CROLLI L'inaugurazione della nuova 554 risale a circa 10 anni fa, realizzata dalle ditte Della Morte, Gecopre e Safab (i vertici di quest'ultima inguaiati con la giustizia in Sicilia). Poco tempo e al chilometro 3, per oltre un centinaio di metri, la carreggiata ha iniziato a sprofondare. Non come sul viadotto tra Palermo e Agrigento, inaugurato lo scorso Natale e sgretolatosi a Capodanno, ma quanto basta per rendere pericoloso il passaggio di auto, camion e, soprattutto, moto. L'emergenze, all'inizio, viene affrontata restringendo la carreggiata.
PRIMO INTERVENTO Le periodiche colate di asfalto però non bastano, così nel 2011 l'Anas decide di intervenire per risolvere il problema: strada chiusa tra settembre a dicembre e ruspe al lavoro: «Il dissesto», spiegavano da via Biasi, «è stato causato dalla rottura di un fognolo per il deflusso dell'acqua piovana che ha causato il cedimento del piano viabile. I lavori di ripristino ammontano a circa 420.000 euro». Nel tempo sono arrivate anche iniezioni di cemento per rafforzare il sottosuolo.
NUOVO CROLLO Ma l'emergenza non è finita, i crolli continuano e all'inizio del 2014 è tutto come prima. A luglio Anas comunica di aver affidato lo studio all'università: «A seguito di tali indagini di cui si attendono i risultati», è la comunicazione, «sarà effettuato lo studio per progettare la soluzione più idonea per risolvere il problema in via definitiva».
ANCORA DISAGI I professori Balia e Manca hanno consegnato il primo dossier ma il calvario per la nuova 554 durerà ancora. Un inverno con piogge scarse sembra aver rallentato il fenomeno ma «per poter avere un quadro chiaro e valutare gli interventi necessari», spiegano dalla società delle strade, «occorre monitorare la strada per tutta la primavera, poiché è nei mesi primaverili che il fenomeno tende a manifestarsi con maggiore intensità». Anas assicura anche «il costante monitoraggio del fenomeno per la sicurezza della circolazione».
L'INCHIESTA In parallelo si muove la Procura. Il pm Emanuele Secci ha chiesto una perizia all'ingegner Cristina Onnis, dalla quale potrebbero emergere ulteriori elementi di verità su questa strada che doveva sboccare sulla vecchia 554. Invece, finora, le quattro corsie si interrompono in mezzo alla campagna: non è mai stata conclusa.
Enrico Fresu