Il Teatro spende anche se è fermo: “la guerra Zedda-Meli deve finire”
Le dimissioni del costituzionalista Ciarlo dal cdi
Trenta giorni tondi tondi. Era stato nominato dal ministro dei Beni culturali il 15 dicembre, si è dimesso il 14 gennaio. «Troppo caos». Il costituzionalista Pietro Ciarlo ha lasciato il consiglio di indirizzo del Teatro lirico: «C'è una situazione di incertezza insostenibile, a cominciare da quel che è successo davanti alla commissione Bilancio».
Lo scontro fra sindaco e sovrintendente sulla proroga di quest'ultimo?
«In commissione bilancio si va a chiedere soldi non a litigare. La cifra stanziata dalla Regione è insufficiente».
Quanto?
«Cinque milioni e sette, ne servono almeno 8».
Hanno litigato su altro.
«Il teatro è fermo e ha costi anche se non lavora e qualcuno dice pure che la colpa è del cdi. Qualcuno deve abbassare i toni».
Chi? Zedda? Meli?
«Tutti. Il risultato della lite è che il presidente della commissione ha rinviato».
Lei però si è dimesso prima.
«Sì. C'è una situazione complessiva di conti che va capita, chiarita, affrontata. Io l'ho capita poco e non sono state messe le premesse per affrontarla».
Meli dice che i conti sono a posto.
«Io lo spero. Il problema è convincere gli organi».
E quali sono gli organi?
«Il cdi che è responsabile del bilancio. Abbiamo avuto un pre consuntivo 2014 aggiornato a ottobre e una bozza di lavoro per il preventivo 2015».
Ha detto che i soldi non bastano.
«Sicuramente no. Bisogna capire anche se lo Stato confermerà gli 8 milioni».
Quali le spese previste per il 2015?
«Quindici milioni di spese fisse più i costi degli allestimenti».
Quanto si prevede di avere in cassa?
«Questo è il punto. Speravo che dalla commissione uscisse un emendamento che elevasse lo stanziamento regionale, invece...».
Invece c'è stata la lite Zedda-Meli: ancora non si conosceva il parere del Mibac che ha dato ragione al sindaco, nessuna proroga per Meli.
«Devo dire che c'è un eccesso di pressioni».
Di che tipo?
«Ci dicono che il teatro costa oltre un milione al mese anche se resta fermo, si fa pressione sul cdi per avviare la stagione... ma se non ci sono le condizioni, cioè un conto consuntivo e un conto previsionale attendibile...».
Non si può avviare la stagione?
«Si può approvare un bilancio provvisorio sulla base di una stima prudenziale».
Ok. Ma le ragioni vere delle dimissioni? Pressioni politiche?
«Siccome c'è una conflittualità ci sono pressioni, non dirette ma ambientali. E poi la legge Bray detta una disciplina folle».
Che novità introduce?
«Scinde responsabilità e attività sui due organi: il cdi è responsabile del pareggio di bilancio ma la gestione è affidata ad altri».
Al sovrintendente.
«È una mina sotto tutte le fondazioni liriche».
Il sovrintendente spende e il cdi ne risponde?
«Sì. Legge 112 del 2014, articolo 11, commi 15 e 17: la disgrazia».
Questo è il motivo delle dimissioni?
«No, questo è uno dei motivi».
E gli altri?
«La normativa complica un quadro privo di sinergia e collaborazione».
La guerra tra Zedda e Meli?
«Certo. Deve finire».
Conosce l'origine?
«C'è una sostanziale reciproca sfiducia. Ma bisogna finirla sennò arriva il commissario».
Le sue dimissioni sono state un fulmine a ciel sereno.
«No, lo avevo anticipato al cdi: senza chiarezza e un calo della rissosità mi sarei dimesso».
La rissa è solo tra sindaco ed ex sovrintendente?
«In questo breve ma intenso lavoro pochissimi hanno aiutato il Teatro lirico, tanti hanno soffiato sul fuoco».
Il cdi proporrà di nuovo Meli?
«Questo non lo so, oggi c'è la riunione, credo si farà un avviso pubblico».
Ci sono pressioni politiche per la nomina del sovrintendente?
«Vi sono preferenze e opposizioni».
Come mai la politica scende in campo per il Teatro lirico?
«No comment».
M. Francesca Chiappe