GIUNTA. Oggi l'approvazione del disegno di legge: i sindacati temono scelte poco incisive
La Cgil voleva «più chiarezza e coraggio», la Cisl teme «un riordino calato dall'alto». L'approvazione in Giunta della riforma degli enti locali è questione di ore (Francesco Pigliaru ha convocato i suoi assessori per le 9 e 30 di oggi), ma la vigilia è agitata dall'attacco a tenaglia dei sindacati. Come se non bastassero le tensioni sul riassetto di Province e Comuni, che vede l'esecutivo stretto tra la volontà di semplificare e il peso degli interessi localistici.
Cgil e Cisl intervengono con riflessioni distinte, ma simili per lo sguardo rivolto all'intera legge: non solo al destino dei lavoratori delle Province. La Cgil sarda, in particolare, prende posizione con un editoriale pubblicato sul suo periodico “L'altra Sardegna”, a firma del segretario generale Michele Carrus.
I NUOVI POTERI Attorno al disegno di legge sulle autonomie locali, scrive Carrus, «abbiamo diverse perplessità e molta preoccupazione: ci saremmo aspettati più chiarezza e coraggio». Le anticipazioni circolate di recente rendono invece l'idea, a suo avviso, di «un coacervo di norme condizionato dalle scadenze della legge Delrio», con «una moltiplicazione di livelli istituzionali: Comuni, Unioni di Comuni e loro associazioni, Province e città metropolitana, ognuno con modalità di costituzione e funzionamento differenti».
La sopravvivenza delle vecchie Province appare al segretario il segno di una rinuncia della Regione a esercitare «la propria potestà ordinamentale». Eppure, chiosa, «l'interesse generale dell'Isola vale assai di più del malumore di qualche notabile locale». Così si rischia «un sistema che duplica funzioni e organismi che potrebbero confliggere tra loro», favorendo «un eccessivo centralismo regionale». Quanto al personale delle Province e delle società in house, «non vorremmo trovarci a discutere non già di riallocazione di funzioni e competenze, bensì di trattamento degli esuberi».
I TERRITORI Anche la segreteria regionale della Cisl, per bocca di Ignazio Ganga, chiede «un intervento di innovazione istituzionale diverso da quello che si sta avviando con l'attuale riforma. La riorganizzazione dei poteri dovrebbe interessare contemporaneamente l'intera architettura dell'Isola, a partire dall'ente Regione».
Altrimenti anche un riordino valido può rivelarsi inutile, se accompagnato da «limitati interventi di maquillage istituzionale su una Regione chiusa nelle sue liturgie e nelle sue cristallizzazioni. È impensabile un progetto calato dall'alto che da una parte supera le Province e dall'altra rischia di camuffarle da associazioni di Unioni dei Comuni».
Ganga reclama un confronto col sindacato sul trasferimento delle funzioni, e chiede che la riforma valorizzi «le ragioni geografiche, storiche, identitarie, economiche e sociali dei territori sardi, superando parametri dimensionali esclusivamente di tipo demografico e rispondendo alle legittime aspirazioni di autogoverno dei territori».
Giuseppe Meloni