Appello di Confcommercio alle istituzioni: c'è un pericolo sociale
«Serve un'unità di crisi per i negozi del centro»
Un'unità di crisi, come quando si verificano alluvioni, terremoti, catastrofi naturali: a chiederne l'istituzione, con un documento ufficiale inviato a prefetto, sindaco, Camera di commercio, vescovo, Regione, ente fiera, Autorità portuale, Banco di Sardegna e altre istituzioni, è la Confcommercio. La catastrofe, stavolta, è di natura economica e si è abbattuta sui negozi del centro di Cagliari: clientela diminuita del 30 per cento, scrive il presidente dell'associazione di categoria per il Sud Sardegna, Alberto Bertolotti, e calo del fatturato ancora più consistente. Effetti della recessione che non passa, del «violento impatto» della grande distribuzione, di un «folle ed insostenibile prelievo fiscale» che arriva al 74,2% (dato Confcommercio nazionale). Ma anche dei lavori pubblici avviati in alcune strade a vocazione commerciale (via Garibaldi e via Sassari) e destinati a partire anche in altre (come via Manno): segno che, nonostante la soddisfazione del Comune per il rispetto dei tempi pattuiti, c'è malumore per l'andamento dei cantieri.
PREFETTO L'unità di crisi, suggerisce Bertolotti, potrebbe essere presieduta dal prefetto e dovrebbe partorire idee per arginare «il grave pericolo sociale che la crisi economica sta minacciosamente innescando ed alimentando» e ridare ossigeno al «sistema città».
CANTIERI Di idee, a dire il vero, la Confcommercio ne ha già buttate giù diverse. Per esempio sull'impatto dei cantieri di rifacimento delle pavimentazioni stradali, sollecità «massimo rigore sulla sicurezza» di reti di recinzione e passaggi pedonali: in via Garibaldi, alcune settimane fa, c'è stato un cedimento e cinque persone sono cadute nello scavo, episodio che ha «sconcertato» l'associazione; ma servono anche cartellonistica più chiara e accattivante, decorazioni sulle reti «al fine di mitigare il pessimo impatto estetico», più comunicazione tra imprese al lavoro nel cantiere «ed esercizi/cittadinanza interessati», «migliore definizione e ancor più chiara comunicazione del crono-programma dei lavori», «impegno delle maestranze anche nelle ore notturne, se necessario».
COMUNE All'amministrazione comunale vengono chieste alcune precise iniziative: al primo posto, una «severa vigilanza» su decoro e pulizia «degli spazi cavi tra vetrine e serrande degli esercizi chiusi»; poi il «coinvolgimento dei proprietari degli immobili» per adottare «un comune format decorativo sulle vetrine»; «rendere molto più dinamica la rotazione dei parcheggi in centro», discutendone anche con Apcoa e Ctm; luminarie d'artista ispirate al “modello Salerno”.
COORDINAMENTO La parola chiave, nell'appello di Confcommercio, è coordinamento. Comune di Cagliari e Regione, per esempio, dovrebbero farvi ricorso per «favorire un processo normativo» che porti «un minimo di ristoro economico» a favore dei negozianti che pagano il prezzo delle «lungaggini esasperanti e la lentezza» delle «attività di cantiere per opere pubbliche». Associazioni culturali e istituti di credito, dal canto loro, potrebbero organizzazione «eventi sulla falsariga di Monumenti Aperti». Comune, Autorità portuale e Camera di commercio potrebbero fare qualcosa per «canalizzare» verso il centro i crocieristi in arrivo. Arriva anche l'ipotesi di “temporary shops” alla Fiera e nei negozi sfitti: affitti per periodi ridotti a favore di giovani artigiani o commercianti in fase di start up. E ancora: un festival internazionale di artisti di strada e concerti nelle chiese.
Resta da vedere se qualcuno raccoglierà l'appello.
Marco Noce