Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Tra Comuni, Unione dei Comuni, Associazioni e Città metropolitana La fine delle Province moltipliche

Fonte: L'Unione Sarda
22 dicembre 2014

 

E così, a due anni e mezzo dal referendum con cui i sardi davano il benservito alle Province regionali (e pure a quelle storiche, ma con pronunciamento consultivo), queste sono ancora tra noi, con tanto di commissario e solo qualche voce di risparmio. Martedì sarà approvato dalla Giunta il disegno di legge che riordina le autonomie locali e, mentre già si sa che gli enti intermedi di Cagliari, Nuoro, Sassari e Oristano (questo solo di valenza regionale, però) sopravviveranno in attesa della riforma dell'articolo 43 dello Statuto Sardo - quelli commissariati saranno (?) finalmente spazzati via e già si profila all'orizzonte la carica di Comuni, Unioni dei comuni, Associazioni dei comuni, Città metropolitana, Unione dei centri metropolitani chiamati ad assolvere gloriosamente la gestione dei servizi finora in capo alla Provincia e a condividere una montagna di funzioni amministrative.
«L'importante per noi è che ci sia un'accelerazione del trasferimento delle funzioni perché si definisca una proposta entro febbraio». Giuseppe Casti, sindaco di Carbonia, è il presidente del Consiglio delle Autonomie locali. Da settimane, racconta, assieme al presidente dell'Anci Pier Sandro Scano ha avviato un confronto con l'assessore agli Enti locali Cristiano Erriu, ma «ancora nessuno sa con precisione cosa deve fare». Se ne dovrebbe sapere di più domani, con tutta probabilità, durante l'incontro convocato in Regione con gli organismi che rappresentano gli enti locali e con i sindacati. C'è da capire come verranno riassegnate, in futuro, le competenze finora in capo alle Province e secondo quali criteri verrà ricollocato il personale. Non solo. «Chiederemo anche il trasferimento delle relative risorse del Fondo unico - avvisa Giuseppe Casti -, perché in caso contrario la situazione sarebbe insostenibile per i comuni che già sono allo stremo. Insomma, se ad esempio l'ente locale minore dovrà occuparsi anche delle scuole superiori, non potrà farlo senza i soldi necessari».
Siccome la storia d'Italia è piena di importanti riforme accompagnate da grandi annunci e niente denari, è comprensibile la preoccupazione degli amministratori. Questione delle risorse a parte, «mi preoccupa anche il ruolo che, nel nuovo quadro, verrà assegnato ai Comuni - avvisa il sindaco di Carbonia -. Ho visto cos'è successo col commissariamento di Area: il Comune è stato fatto fuori, ha perso il ruolo che gli spettava e la possibilità di concorrere alle decisioni. Eppure, nella mia città, è un ente fondamentale».
Con le funzioni e le competenze che arriveranno a pioggia, i Municipi e le Unioni dei comuni saranno chiamati a organizzarsi e ad associarsi. Il che non è, come si vuol far credere, sinonimo di risparmio e qualità dei servizi.
«Noi, per esempio, abbiamo sperimentato il servizio di polizia municipale consorziato. Non è andata bene, alla fine i costi erano cresciuti». Cristina Sedda è il sindaco di Ovodda, paese della provincia di Nuoro che fa parte dell'Unione della Barbagia. Non è molto ottimista riguardo le ricadute della riforma sui comuni. Teme che «finiranno per essere associazioni di servizi accorpati, ed è un problema perché un sindaco ha ragione di allearsi con altri solo se c'è effettivamente un ritorno economico per la comunità, un risparmio e garanzia di maggiore qualità. Diversamente, non ha senso». Per il corpo di polizia dell'Unione dei comuni, «abbiamo dovuto pagare un comandante, acquistare nuove macchine e nuovi telefoni. Spese su spese». È finita che si è tornato all'antico.
«Fare l'accorpamento dei servizi non è un gioco, anche per via del personale - puntualizza Cristina Sedda -. Ci sono funzioni, diritti acquisiti di cui non si può non tener conto».
Sono duemila, in tutta la Sardegna, i dipendenti di ruolo delle Province. A questi si aggiungono i lavoratori delle società in house (circa 400) e i precari. «In tutto 3 mila persone», fa i conti Davide Paderi, segretario regionale Cisl-Funzione pubblica che domani, assieme ai leader di categoria di Cgil e Uil, incontrerà l'assessore Erriu. Questi sono i giorni della grande mobilitazione, anche sull'onda dei possibili effetti della riforma Delrio, con gli uffici delle sedi istituzionali occupati in tutta l'Isola. «È necessario che, come Regione autonoma, facciamo valere la nostra specialità. Questo - sottolinea Paderi - ci darà modo di non dover subire la riforma nazionale e di dare ai lavoratori garanzie più ampie rispetto a quelle negoziate a Roma. Garanzie per il futuro professionale dei dipendenti di ruolo. E garanzie per i precari e per l'organico delle società in house».
Piera Serusi