Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Teatro lirico, il ministero sceglie Pietro Ciarlo

Fonte: L'Unione Sarda
16 dicembre 2014


LA NOMINA. Il giurista entra nel “consiglio di indirizzo”

 


Mancava solo un nome, per completare il nuovo Consiglio di amministrazione (in realtà, si chiamerà Consiglio di indirizzo) del Teatro lirico, e ora quel nome è finalmente arrivato. Pur con grande ritardo, il ministero dei Beni culturali ha deciso che il proprio rappresentante nel nuovo organismo sarà il costituzionalista Pietro Ciarlo.
Si completa così la rosa di componenti del Cdi, che comprende anche il rappresentante della Regione Alessio Loi, quello del Comune Mario Marchetti (confermato), il rappresentante della Fondazione Banco di Sardegna Antonello Cabras e il presidente: quella carica, per statuto, spetta al sindaco Massimo Zedda.
A comandare nella tormentatissima Fondazione del Teatro lirico è dunque il nuovo Cdi? In realtà no, non ancora: il precedente Consiglio di amministrazione resterà in carica fino a quando Zedda non convocherà il nuovo Consiglio d'indirizzo per l'insediamento. A quel punto il vecchio Cda dovrebbe decadere, ma il condizionale è d'obbligo, perché le lotte feroci che hanno caratterizzato la Fondazione negli ultimi anni hanno prodotto colpi di scena a ripetizione fin dalla nomina di Marcella Crivellenti al ruolo di sovrintendente: l'aveva voluta il sindaco, malgrado non ne avesse i titoli, e il Tar l'aveva fatta decadere facendo subentrare Mauro Meli. Zedda, per questa vicenda, è stato rinviato a giudizio.
A proposito di Meli, la sua permanenza al vertice del Teatro lirico è tutt'altro che scontata: resterà in carica fino all'insediamento del nuovo Cdi, chiamato a decidere chi sarà il sovrintendente, ma poi il nuovo organismo dovrà scegliere il sovrintendente.
Nel tormentato Teatro lirico si agitano intanto i sindacati territoriali Fistel-Cisl e Usb, preoccupati per i pochi soldi che ci sono nelle casse della Fondazione. Ritengono che non sarà possibile raggiungere il pareggio di cassa per il 2014 «perché si è speso troppo: al punto non solo da mettere a rischio gli stipendi dei lavoratori, ma anche da non poter coprire il fabbisogno di spesa al 31 dicembre, compromettendo il pareggio di bilancio», scrivono in una nota Annalisa Pittiu e Massimiliano Cecalotti.