Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Demolizione sospesa per una delle due villette

Fonte: L'Unione Sarda
12 dicembre 2014

MOLENTARGIUS. Il Tar accoglie il ricorso: la decisione il 18 marzo 

Per una delle due villette costruite abusivamente all'interno del Parco di Molentargius il rischio di demolizione si allontana ma non scompare: l'ordine di smantellamento del Comune è sospeso in attesa della sentenza di merito del Tar, prevista il 18 marzo. Il Tribunale amministrativo ha accolto il ricorso cautelare presentato da Giancarlo Porcu, uno dei due fratelli proprietari delle case di Medau Su Cramu, le quali secondo il Comune (che impone a Giancarlo di demolire) e il Tribunale (che lo ordina al fratello Lazzarino) devono essere abbattute perché realizzate senza autorizzazione in un'area vincolata di grande interesse ambientale e paesaggistico.
RUSPE SPENTE Allo stato attuale quindi, se per metà villetta, quella di Giancarlo Porcu, i motori delle ruspe restano ancora spenti, per l'altra metà di proprietà del fratello, i giudici di piazza del Carmine si pronunceranno sulla richiesta di sospensiva il 13 gennaio. Rinvio deciso già mercoledì scorso, quando i legali della famiglia, Eulo e Paolo Cotza hanno presentato dei motivi aggiuntivi di ricorso da valutare. «La situazione di Lazzarino è più complessa», ha spiegato l'avvocato Cotza, «si è resa necessaria nuova documentazione».
DUE STRADE GIUDIZIARIE Sebbene le due case costituiscano un'unica villa bifamiliare, la loro strada giudiziaria si è biforcata al Tar. La strategia difensiva sembra voler tentare di salvare almeno una parte del fabbricato, separando il procedimento che riguarda Giancarlo da quello a carico del fratello Lazzarino, più a rischio. Sulla casa di quest'ultimo pende già un giudizio negativo. Un primo ricorso contro l'ordine di demolizione (che deriva da una sentenza penale del 1997) è stato respinto dal giudice dell'Esecuzione. «Senza nulla togliere al dramma umano di chi si vede privato della casa ove ha vissuto lunga parte della vita», scriveva il magistrato, «la pretesa di Porcu è inaccettabile. Ha sempre saputo che il fabbricato era stato realizzato abusivamente in un zona vincolata e su un terreno qualificato come inedificabile nello stesso titolo d'acquisto. Ha fatto propria la domanda di condono basata sulla falsa informazione che l'immobile fosse stato concluso prima del 1 ottobre 1983. Ha proseguito i lavori incurante dell'intimazione a interromperli». Precisando che il Tar «non può sindacare in merito a quest'ordine». Si gioca l'ultima carta: far correre separatamente i due ricorsi.
Veronica Nedrini