Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Manovra, i sindaci già in trincea

Fonte: L'Unione Sarda
11 dicembre 2014


Prime reazioni alla Finanziaria 2015 della Giunta. E i Riformatori sfidano l'assessore Paci

 

Scano (Anci): «Dubbi sul caro Irap e sulle risorse per le opere»


 

Tre piccoli dubbi. Neppure tanto piccoli. E preoccupanti, perché arrivano dai sindaci. Il primo dito alzato, sul bilancio 2015, è il loro. La Giunta potrà ascrivere alla normale dialettica consiliare le critiche dell'opposizione, ma con l'Anci non vale. L'Associazione dei Comuni è trasversale, e se per questo il presidente Pier Sandro Scano è un autorevole esponente del Pd.
LE TASSE I tre dubbi riguardano il rapporto finanziario tra Regione e Comuni, a partire dall'Irap. La manovra illustrata dal governatore Francesco Pigliaru e dall'assessore al Bilancio Raffaele Paci modifica gli sgravi degli ultimi anni. Li rende stabili, ma li riduce (quindi il tributo da pagare aumenta).
L'Imposta sulle attività produttive tocca le imprese e anche gli enti pubblici. Comuni compresi, cui la Finanziaria regionale 2012 aveva limato l'aliquota dall'8,50% (la base nazionale) al 2,55. Ora la Giunta conferma gli sgravi, sia pure più lievi, solo per le imprese: per tutte le amministrazioni pubbliche ripristina l'8,50%.
«Ciò significa 31 milioni di taglio dei trasferimenti agli enti locali», calcola Scano, in una nota in cui l'Anci premette di voler ragionare «in spirito di cooperazione» con la Regione. Quei tagli vengono «recuperati solo a metà con l'incremento del fondo per le povertà. Chiediamo il recupero integrale». Da approfondire anche il fondo unico per Comuni e Province: «I conti potrebbero non tornare», riflette il presidente Anci, ricordando «la questione delle accise, che vale più di 50 milioni».
I FONDI PER LE OPERE Gli altri due dubbi dei sindaci, che rinviano ai prossimi giorni un esame analitico della proposta di bilancio, non riguardano il testo della Finanziaria ma questioni strettamente collegate. Anzitutto il definanziamento delle opere non ancora bandite dai Comuni: «Gli enti locali appoggiano la proposta di legge presentata in Consiglio regionale», fa sapere Scano, riferendosi al testo elaborato da Cesare Moriconi (Pd) che sposta al prossimo 30 marzo, dal 24 ottobre scorso, il termine per sfuggire al definanziamento. Terzo e ultimo punto, «verificheremo se sia stato rispettato l'accordo Regione-enti locali sul pagamento delle opere delegate».
L'ITER IN CONSIGLIO L'Anci e il Consiglio delle autonomie locali discuteranno tutti questi aspetti con il Consiglio regionale e con la Giunta, durante le tradizionali audizioni sulla manovra. I tempi non sono ancora prevedibili: la Finanziaria sarà trasmessa alla presidenza del Consiglio, che eliminerà eventuali norme intruse e poi assegnerà il testo alla commissione Bilancio.
«Penso che sia giusto accelerare», ragiona Franco Sabatini (Pd), presidente dell'organismo, che ribatte anche alle prime critiche dell'opposizione: «Contestano il nuovo indebitamento, e sarei d'accordo se il debito coprisse sprechi. Ma il mutuo da 600 milioni per le infrastrutture servirà a sostenere l'economia».
SFIDA A PACI Il centrodestra presumibilmente non si farà convincere, e mentre FI attacca su vari fronti (tra cui l'aumento Irap: «L'Anci conferma il nostro allarme, presenteremo un emendamento», dice Alessandra Zedda), i Riformatori continuano il duello sulle entrate con l'assessore Paci. Ora vogliono trasformarlo in un confronto pubblico: Franco Meloni, coordinatore del centro studi del partito, invita l'assessore a «un vero e proprio processo su entrate e accise, con una vera accusa e difesa e un vero giudice: i docenti e gli studenti di Economia». Il tribunale sarebbe proprio «l'aula magna di quella facoltà di cui Paci è un autorevolissimo docente».
Giuseppe Meloni