MOLO ICHNUSA. Fondale troppo basso per ospitare gli hotel galleggianti
Il naufragio dello scalo crociere costato 5 milioni
Al netto dell'inchiesta (recentissima e ancora in fase embrionale) sulla gara d'appalto con cui ne è stata affidata la gestione, la storia del molo Ichnusa e del suo Terminal crociere milionario, da tempo nella top five delle incompiute cagliaritane, merita di essere raccontata ancora una volta. E dall'inizio. Perché è un esempio perfetto di come in Italia sia quasi impossibile ideare, progettare e realizzare in tempi decenti un'opera pubblica. E soprattutto farla funzionare prima che sia già vecchia e fatiscente. Una sorta di “bignami” della mala burocrazia che ingoia risorse, concludendo nulla.
QUESTIONE DI METRI Oggi il Terminal crociere sembra un vascello fantasma. La tensostruttura a forma di veliero, ultimata nel 2008 per accogliere i passeggeri delle immense navi-albergo che trasportano migliaia di turisti lungo le rotte del Mediterraneo, non è mai entrata in funzione. Con un'unica eccezione: la processione per il centenario della Madonna di Bonaria e la premiazione della Cagliari cup, sei anni fa. Un po' pochino per un'opera costata 5 milioni di euro. Ma il paradosso è che in questo molo, usato per ospitare concerti musicali, le navi da crociera non attraccheranno mai. E per un motivo semplice quanto banale: il fondale troppo basso. Quando infatti presero il via i lavori la profondità venne portata da 7 metri a 8, ma in realtà per poter ospitare i palazzi-galleggianti ce ne volevano almeno 12. Nessuno però, forse preso dall'ebbrezza del momento, ci pensò.
LA STORIA Un passo indietro, al marzo 2005. L'allora presidente dell'autorità portuale Nino Granara annuncia al mondo intero che sì, il molo Ichnusa sarebbe diventato il fiore all'occhiello del crocerismo italiano. «Quattro mesi per preparare la gara d'appalto, altri dieci per la realizzazione dell'opera», è la promessa. Costo 5 milioni di euro: 4 stanziati dall'Autorità portuale, uno e mezzo dal Comune. Il progetto, firmato dagli ingegneri Sergio Murgia e Maria Sias, prevede la realizzazione di una tensostruttura a forma di veliero da 3000 metri quadri, su due piani, in acciaio, vetro e interni in legno.
I RICORSI In realtà l'inaugurazione arrivò solo nell'aprile del 2008. Ma fu un'inaugurazione per modo di dire, visto che dopo il taglio del nastro per mano del nuovo presidente dell'Autorità Paolo Fadda le porte del Terminal si chiusero di nuovo in faccia alla città. Motivo? La immancabile guerra di ricorsi che si scatena dopo ogni gara pubblica. In questo caso la gestione provvisoria era stata assegnata a una società dell'imprenditore Pier Paolo Pani, ma subito dopo l'aggiudicazione il secondo classificato si rivolse al Tar. Qualche giorno prima della sentenza, prevista nel gennaio 2010, il ricorso fu ritirato. Una tempesta in un bicchiere d'acqua che costrinse però l'Autorità a preparare un nuovo bando.
NUOVO BANDO E INCHIESTA “Impresa” che tra intoppi vari - compreso il commissariamento dell'Autorità dopo il defenestramento giudiziario del presidente Piergiorgio Massidda - ha richiesto altri 4 anni. Durante i quali, finalmente, ci si è accorti del “problemino” di progettazione: il fondale scarso. E allora ecco la soluzione: le navi da crociera saranno dirottate nel molo Rinascita, mentre l'Ichnusa, compresa la tensostruttura, sarà destinato agli yacht. Si arriva così allo scorso maggio, quando la srl cagliaritana Ichnusa Marinas si aggiudica il bando per la gestione cinquantennale. Peccato che, dopo una furiosa lite tra soci, nei giorni scorsi il pm Marco Cocco ha aperto sulla gara un'inchiesta dagli sviluppi ancora imprevedibili. Forse la pietra tombale sopra un progetto mai nato.
Massimo Ledda