Retroscena
Doveva arrivare a una profondità di 10,20 metri. E nella primavera del 2011, dopo anni di tira e molla, tutto sembrava pronto. «È stata completata una procedura faticosa e complessa», disse l'allora presidente dell'Autorità portuale Paolo Fadda. Era metà aprile. Dopo poco venne varato l'appalto per gli scavi nello specchio di mare di fronte al molo Ichnusa.
Ma che non tutto stesse filando liscio, lo si capì a settembre dello stesso anno, quando l'Authority prorogò i termini del bando per motivi tecnici. Un mese dopo, quando sulla tolda di comando c'era già Piergiorgio Massidda, lo stop divenne ufficiale. A preoccupare, la stabilità della banchina. Attualmente la profondità varia tra i sei metri e mezzo e gli otto.
La prima bozza del progetto di dragaggio prevedeva di portare la profondità a dieci metri. «Quota che consente con tranquillità l'attracco di navi con pescaggio fino a 8.50 metri». Peccato che le navi della Royal Carribean, che in quel periodo attraccavano in città una volta alla settimana, hanno un pescaggio di 8,80 metri. Così si decise di scavare di fino a dieci metri e mezzo.
Tutto risolto? Macché: in questa maniera si sarebbero scoperte e indebolite le fondamenta della banchina. Ecco spiegata la frenata della gara d'appalto e, dopo qualche mese, il trasferimento definitivo delle crociere sul molo Rinascita. Vennero commissionate due relazioni tecniche: per portare la profondità a più di 10 metri sarebbe servito un rinforzo con dei micropali. E il costo dell'operazione sarebbe lievitato ben oltre i 2,7 milioni di euro stanziati.
Michele Ruffi