Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Una piazza sul mare»

Fonte: L'Unione Sarda
9 dicembre 2014


IL TERMINAL SENZA NAVI. Maria Sias: le crociere non dovevano attraccare

 

Il progetto è stato “adattato” successivamente


 

Quel veliero triste e vuoto, che sembra voler scivolare in mare e andarsene via, lontano da una città che l'ha abbandonato e dimenticato, è un suo progetto, una sua creatura. Per questo ogni volta che Maria Sias, ingegnere cagliaritano, passa dalle parti di via Roma e vede il terminal crociere del molo Ichnusa - costato 5 milioni di euro, finito nel 2008 e mai utilizzato perché il fondale è troppo basso per consentire l'attracco delle grandi navi - non si dà pace. «Mi dispiace da morire, mi addolora profondamente e rimango allucinata. È la conferma che in questa città non c'è un'idea sul futuro, un progetto che riesca a funzionare».
Le siamo solidali, ma ci può spiegare come vi è venuto in mente di realizzare il terminal crociere in un molo dove non c'è il pescaggio sufficiente per quel tipo di navi?
«Questo è un falso storico da sfatare. Il progetto originale che mi pare sia del 2005, messo in cantiere quando era presidente dell'Autorità portuale Nino Granara nell'unico posto dove lo consentiva il piano regolatore del Porto all'epoca in approvazione, prevedeva una struttura polivalente con bar tabacchi, un grande ristorante che guarda verso Bonaria, una gelateria, uffici, negozi e tante altre cose. Insomma, doveva essere la piazza sul mare, cosa che Cagliari non ha mai avuto e ancora non ha».
Perché allora in questi anni è stato sempre indicato come il nuovo scalo per le navi da crociera e che solo di recente, proprio a causa del problema fondale, si è deciso di spostare tutto nel molo Rinascita?
«Lo scalo era già da allora previsto a ponente, si sapeva che le crociere in maniera definitiva avrebbero attraccato in quel lato del porto. Siccome però c'era l'esigenza di un attracco provvisorio si decise di adeguare la struttura prevista nel molo Ichnusa perché fosse adibita momentaneamente anche a terminal crociere».
Dopo Granara l'Autorità è stata guidata da Paolo Fadda e da Piergiorgio Massidda, nessuno ha mai parlato di soluzione momentanea.
«Ognuno ha la sua visione. Ma è come dico io, andate a vedere il progetto originale».
Provvisorio o no, restava il problema del fondale.
«Quando ci si è accorti che non si poteva dragare quanto necessario (per ragioni di tenuta della banchina ndr) mi chiedo perché non si sia usata una soluzione, tecnicamente possibile, come quella di creare un raccordo tra la nave e il molo. Io credo invece che il problema del mancato utilizzo sia un altro».
Ci dica.
«Il primo bando di gestione ipotizzato da Granara era ottimo, perché era nello spirito del progetto e prevedeva un accordo per una gestione comune tra pubblico e privati, purtroppo non si è superato il nodo sui costi di manutenzione. Gli altri invece non hanno funzionato, forse perché troppo onerosi per i privati. Il problema però è di fondo, non c'è un'idea progettuale sulla città. Guardi cosa sta succedendo per Buoncammino, il giorno dopo la chiusura, nota da tempo, gli amministratori cagliaritani sarebbero dovuti andare dal Governo con un progetto già definito, invece siamo ancora al chiacchiericcio, cosa fare o cosa non fare. È sconcertante, non a caso qua non si riesce più a fare nulla e io per prima sto lavorando solo fuori. Siamo nemici di noi stessi».
L'ultima carta da giocare è che al molo Ichnusa si faccia lo scalo per gli yacht, cosa ne pensa?
«Mi sembra un buon progetto. Io ci spero».
Se dovesse realizzarsi brinderà?
«Questo è certo, anche se spero di non essere diventata troppo vecchia».
Massimo Ledda

 


L'agenzia Cincotta

Due uffici
nel deserto
«Siamo soli»

Come il famoso giapponese sull'isola, Vincenzo Cincotta e la moglie sono gli unici ad avere gli uffici al Termial crociere del molo Ichnusa. Due locali di 40 metri quadrati in una struttura gigantesca e deserta, in cui hanno stabilito le sedi della loro agenzie (la Multimedia non solo crociere e la Cincotta). La loro però non è una splendida solitudine.
«In realtà siamo letteralmente abbandonati a noi stessi», tuona l'imprenditore, che da 50 anni lavora nel porto di Cagliari. Arrivati qui nel 2008 dopo aver partecipato a uno dei primi bandi pubblicati quando ancora l'Autorità portuale era guidata da Nino Granara, i due coniugi hanno continuato a lavorare nonostante attorno ci sia sempre stato il nula. «Abbiamo tenuto duro, contro tutto e tutti», spiega Cincotta. La situazione è però precipitata da quando, a maggio, la Ichnusa Marinas si è aggiudicata il nuovo bando (sul quale c'è un'inchiesta penale) per la gestione del Terminal, che adesso diventerà uno scalo per yacht medio-grandi. «Ci hanno dato lo sfratto, hanno impedito l'accesso con le auto e hanno tolto quasi tutte le luci - si sfoga Cincotta -. I nostri clienti hanno paura ad avvicinarsi di sera perché è buio, tanto che per non dargliela vinta ho dovuto comprare dai cinesi delle luci per far capire che ci siamo ancora». Quanto potrà durare? «Non lo so, diamo lavoro a 20 persone, siamo gli unici ad avere creduto in questo progetto e questo è il premio». (m. le.)