IS MIRRIONIS. Assemblea pubblica in ricordo di un esperimento di grande successo
Area vuol trasformare l'edificio in appartamenti per disabili
Reazione istintiva e inconsapevole: «Licenziato? Ceee, m'anti licenziau». Un lavoratore aveva appena ottenuto la licenza elementare dopo aver frequentato la scuola popolare di Is Mirrionis. «Non aveva capito di essere stato promosso e stava per piangere, poi ha scoperto di aver tagliato il traguardo ed è impazzito dalla gioia». Franco Meloni, uno dei fondatori della scuola “alternativa” nata a Is Mirrionis nel 1971, racconta uno dei tanti aneddoti dei 250 cagliaritani che hanno potuto finire le elementari e le medie grazie all'impegno di un manipolo di volontari.
Il vecchio edificio che fino al 1976 ha ospitato quel laboratorio culturale sorto nell'isolato nascosto tra via Is Mirrionis e via Cornalias ora è abbandonato. Su iniziativa dell'associazione Gramsci gli animatori di quella pagina poco nota della recente storia cagliaritana si sono ritrovati nella libreria “L'albero del riccio” di via Doberdò per ricordare il successo di quell'iniziativa e cercare di riportarla a nuova vita.
«Il teatro di quella misconosciuta esperienza è ridotto a un rudere col tetto che cade a pezzi», spiega Michela Caria dell'associazione Gramsci, «chiediamo al Comune di recuperarlo e dare nuova linfa alle attività culturali di un quartiere in grande sofferenza». La città è cresciuta e il quartiere è meno periferico di quarant'anni fa, ma i problemi restano. «La dispersione scolastica in Sardegna è a livelli record e Cagliari ha il primato - spiega Caria - ma Is Mirrionis batte tutti perché qui il 25 per cento dei giovani non termina la scuola dell'obbligo».
Non esistevano le scuole serali quando un gruppo di studenti universitari ha deciso di seguire l'esempio di don Milani e aprire una scuola popolare. «All'inizio eravamo ospitati nella chiesa di Sant'Eusebio», racconta Franco Meloni, «poi il parroco si lamentò perché eravamo troppo di sinistra e cercò di sfrattarci. Andammo dall'arcivescovo assieme ai nostri studenti, quando li vide capì il valore culturale di quello che stavamo facendo e cambiò opinione». Poi l'occupazione e il trasferimento nell'edificio dove l'esperimento di quei ragazzi prese piede.
«Collaborarono con noi anche docenti universitari come Mistretta, Lo Monaco, Gessa e Spanu Nivola - ricorda - gli alunni erano entusiasti e partecipi alle lezioni che si svolgevano dalle 19 alle 23». Varia la provenienza degli alunni che non avevano terminato la scuola dell'obbligo. «Ricordo muratori, un orafo, una panettiera, uno che faceva materassi, un ciabattino e diversi commessi - aggiunge - non mancavano i dipendenti pubblici che grazie al titolo di studio fecero carriera».
Tra l'ottobre del '71 e il giugno del '76 circa 250 studenti-lavoratori frequentarono la scuola popolare diventata un polo d'attrazione per Is Mirrionis e San Michele poi le battaglie civili portarono alla nascita della scuola serale statale e venne meno la funzione dell'iniziativa di quel gruppo di studenti. «Abbiamo deciso di ricordare quell'esperienza e stiamo contattando anche gli ex studenti per mettere tutti i loro ricordi in un libro», aggiunge Michela Caria, «ma non basta l'amarcord, la speranza è rivolta al futuro perché questo quartiere resta isolato dal cuore della città. Nonostante ci sia un2grande fermento culturale, mancano i luoghi d'aggregazione: il Comune dovrebbe impegnarsi in tal senso».
É nata così l'idea di una petizione per dare voce alla speranza, accompagnata da una mozione preparata in Consiglio comunale dall'esponente di Sel Francesca Ghirra. Ma l'affollata assemblea dove sono stati ricordati i fasti della scuola popolare di Is Mirrionis è stata gelata proprio dalle parole della presidente della commissione Cultura: «Purtroppo abbiamo dovuto ritirare la mozione - ha ammesso Francesca Ghirra tra il malumore generale - l'iniziativa era valida e ci credevamo tanto, ma l'immobile è di proprietà di Area che ha deciso di trasformarlo in quattro appartamenti per disabili». Le sue parole sono state seguite da un annuncio arrivato da pubblico, tra il serio e il faceto: «E noi lo occupiamo di nuovo»!
Marcello Zasso