Comune. La palazzina, appena ristrutturata, accoglierà giovani tra 12 e 18 anni anche in caso di condanna penale
Oggi l'inaugurazione della comunità di via Friuli: ospiterà sei ragazzi “difficili”
Non è mai troppo tardi. Neanche per ritrovare un'infanzia negata: in fondo, è questa la filosofia della casa famiglia di via Friuli che sarà inaugurata questa mattina alle 10. Un luogo nel quale sei “minori in grave disagio” (questa la definizione burocratica per definire questi ragazzi) potranno trovare quelle motivazioni per capire che un'altra vita è possibile. In fondo, la ricetta è semplice: con la scuola, con il lavoro, con la musica questi ragazzi possono scoprire che la vita merita di essere vissuta. E che può essere vissuta in una maniera differente da quella che hanno sempre conosciuto.
LA STRUTTURA Potranno farlo in questa palazzina di via Friuli che l'assessorato ai Servizi sociali ha recuperato dopo anni di abbandono: era stata acquistata proprio per essere utilizzata in questo modo. Poi, era stata concessa al Ministero. E, infine, è stata chiusa. «Una delle prime cose che ho fatto al momento del mio insediamento», racconta l'assessore Anselmo Piras, «è stato il controllo di quello che apparteneva all'assessorato: ho scoperto dell'esistenza di questa struttura e ho voluto rimetterla in uso».
L'ORGANIZZAZIONE Alcuni mesi di lavoro e ora la palazzina è pronta ad accogliere sei ragazzi. Giovani tra i 12 e 18 anni che vivono situazione di disagio. E che, anche in caso di condanne penali, possono scontare la pena in questa struttura. Un posto decisamente più bello del carcere minorile di Quartucciu. E, soprattutto, un posto nel quale provare a vivere un'altra vita. Un pianterreno che è un'accogliente zona giorno, il primo piano con tre stanze da due letti ciascuna (più un'altra destinata ad accogliere, temporaneamente, “minori stranieri non accompagnati”) e il secondo piano nel quale verranno effettuate tutte le attività.
IL PROGETTO In pratica, i ragazzi saranno impegnati tutto il giorno e avranno gli strumenti per capire quale strada possono seguire in prospettiva futura. «Per ogni ragazzo», spiega la dirigente dell'area dei servizi ai cittadini Ada Lai, «verrà studiato dagli assistenti sociali un programma personalizzato». Questi giovani potranno andare a scuola ma anche svolgere attività ludiche, culturali. E, grazie al protocollo d'intesa firmato dall'Api sarda potranno usufruire di programmi di inserimento e di avviamento al lavoro. «L'obiettivo», aggiunge il sindaco Emilio Floris, «è riportare nell'alveo della comunità questi ragazzi che rischiano di perdersi». Così, per esempio, i giovani ospiti di via Friuli potranno prendere confidenza anche con l'informatica e la telematica.
I COSTI A gestire la struttura saranno due cooperative onlus, “Promozione sociale” e “Volare”. Il progetto costerà alle casse comunali 87 mila euro a cui se ne aggiungeranno 27 mila ministeriali destinati alla cura di due ragazzi. Una spesa, tutto sommato, limitata che, per altro, va considerata non come una perdita ma come un investimento fatto dalla società su ragazzi che non hanno potuto godere di un'infanzia “normale”.
OLTRE 400 MILA EURO Oltre quattrocentomila euro (426.500, per l'esattezza): questo è il costo sostenuto dal Comune per i minori in situazioni di difficoltà. La casa famiglia di via Friuli è soltanto l'ultima struttura nata con questo scopo. In città esistono già altre strutture: la comunità di via Verdi, in primo luogo: in questo spazio sono ospitati fino a otto minorenni tra gli otto e i diciotto anni; altri otto minori trovano alloggio nel Centro aiuto alla vita. Oltre a queste due strutture, ne esiste un'altra, protetta (anche l'ubicazione è segreta) che ospita donne oggetto di violenze domestiche e i loro figli. In queste strutture, lo scorso anno, hanno trovato ospitalità trenta persone: venti ragazzi e, appunto, dieci madri alloggiate insieme ai propri figli minori.
MARCELLO COCCO
08/02/2009