Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Sovvertire il potere? Si può solo con la creatività»

Fonte: L'Unione Sarda
1 dicembre 2014


Festival L'intervento del filosofo stasera ospite della rassegna “Pazza Idea” a Cagliari 

R ipensare oggi il contrasto fra creatività e potere significa prendere congedo dalle retoriche della creatività che affollano l'immaginario. È necessario tracciare linee di confine fra termini che il linguaggio corrente tende ad assumere in modo indifferenziato, trattando creatività e fantasia, scoperta e invenzione, novità e originalità, eccellenza ed eccentricità, come sinonimi. Analizziamo l'etimologia del termine: la creatività non ha le sembianze di un lampo, di una scoperta fulminea, ma rimanda piuttosto - stando alla radice indoeuropea ker - all'idea del “crescere” e insieme del “nutrire”, dell'“alimentare” (dalla stessa radice proviene il termine “cereale”). In virtù di questa originaria funzione “nutritiva”, le nozioni di creatività e creaturalità sono state sempre associate all'archetipo femminile.
Gli dèi maschi non creano, ma soltanto ri-creano e rimodellano il mondo facendo leva sulle acque primordiali: su un abisso liquido e informe da cui il dio-demiurgo, come è stato detto, “suscita i mondi” nominandoli con la parola ordinatrice. L'idea monoteistica della creatio ex nihilo non fa che radicalizzare questo marchio “maschile” di un disegno illuminante, progettuale e rimodellante del mondo, conferendo all'informità e indifferenziazione dell'abisso originario lo stigma del Nulla. La base etimologica, estesa dal ceppo indoeuropeo all'area delle lingue semitiche, rivela un rapporto ambivalente continuo/discontinuo che i monoteismi intrattengono con l'immagine classica del mondo. L'avvento dei monoteismi ha segnato una rottura con il mondo greco, introducendo l'idea di un tempo lineare che procede irreversibilmente dalla creazione alla fine del mondo; al tempo stesso sembra replicare al suo interno un'idea della creazione come modellare che lo riconnette alla relazione istituita dalla concezione classica tra Modello e Copia. Il paradigma progettuale dell'Opera, imperniato sulla coppia idea-realizzazione, è alla base della nozione greca di creatività come poiesis : intesa come un fare produttivo, o produzione, che accomuna l'artista e l'artigiano nella stessa bottega e spesso nella medesima persona. Téchne è il corrispettivo greco del latino ars. E anche questo comporta una relazione ambivalente di continuità/discontinuità tra classico e moderno: se nel mondo classico l'artigiano è trattato alla stregua di un artista, nel mondo moderno lo stesso poeta non può prescindere dalla tecnica nella composizione dei suoi prodotti “creativi”. Perché si dia autentica creatività, anima ed esattezza devono convivere e alimentarsi reciprocamente.
Ogni atto creativo presuppone la capacità di dar luogo a quello che Edward De Bono ha chiamato lateral thinking: un pensiero laterale qualitativamente differente dal “pensiero verticale” o logico-sequenziale. La creatività verrebbe in tal modo a coincidere con la capacità di produrre uno spostamento laterale e una “deangolazione prospettica” dell'ordine del discorso vigente.
Sono giunto così al cuore: il nesso conflittuale tra potere e metamorfosi. Se è vero, come sosteneva Elias Canetti, che il potere coincide sempre con una neutralizzazione della capacità di metamorfosi dei soggetti, in che modo è possibile pensare a un reincantamento della politica in grado di dare espressione alla creatività diffusa che si genera dalle differenti forme-di-vita? Da una risposta significa oggi compiere due operazioni rischiose: spostare lo sguardo dalle “strutture” ai “soggetti”; e visualizzare il nesso sottile, ma potenzialmente catastrofico, che intercorre tra creatività e distruzione.
Si tratta, in breve, di porre a tema noi stessi, liberandoci dell'alibi dell'oggettività. Il potere non può essere semplicemente superato: ogni tentativo di sopprimerlo rivoluzionandone la struttura e le forme del suo esercizio non hanno finora fatto che potenziarlo. Il potere deve essere sradicato dentro noi stessi, sovvertito nella sua logica costitutiva: la logica identitaria dell'autoaffermazione e dell'esclusione dell'altro. La creatività ci apparirà allora nel suo senso più autentico: potenza di metamorfosi, apertura al mondo, capacità di cambiamento e di rigenerazione permanente di soggetti non più assoggettati.
Giacomo Marramao