Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Gli itinerari segreti di Atzeni S

Fonte: L'Unione Sarda
1 dicembre 2014

LA CITTÀ NASCOSTA.

I luoghi dello scrittore riproposti da Rossana Copez e Marta Proietti

trade e personaggi della sua opera tra film, musica e teatro


Vent'anni il prossimo settembre. Quattro lustri dalla scomparsa. Ma il ricordo e la rilettura di Sergio Atzeni, mancato a 43 anni sugli scogli di Carloforte, sembrano ritrovare slancio con iniziative musicali e teatrali. E ogni omaggio, singolo o corale, pare voglia rappresentare l'anima più intima e “cagliaritana” dello scrittore. Non che nell'opera di Atzeni ci sia una città nascosta da decifrare, ma certamente la sua rilettura alimenta suggestioni forse non colte o non emerse in un primo momento. «La città, Sergio, l'ha narrata leggendo l'animo dei suoi abitanti e lo spirito dei luoghi». Rossana Copez, scrittrice, sposa di Atzeni, non ha mai cessato di ripercorrere i sentieri letterari dell'autore di Apologo del giudice bandito (1986), di Il figlio di Bakunìn (1991), di Il quinto passo è l'addio (Milano, 1995), di Passavamo sulla terra leggeri (Milano, 1996) e dei postumi Bellas mariposas (1996) e Raccontar fole (1999).
Dopo i film e mentre il Teatro Lirico ha indetto un bando per una nuova composizione musicale ispirata al romanzo Passavamo sulla terra leggeri (Ilisso), Copez e l'attrice Marta Proietti Orzella hanno proposto al BookCity di Milano prose e poesie di Atzeni. Nello Spazio Alda Merini Marta Proietti, attraverso gli scritti scelti da Rossana Copez e la musica di Alessandro Aresu ha interpretato “Sogni della città bianca. Storie di città. Storie di Cagliari. E di Cagliaritani”. C'è quindi una Cagliari ancora da esplorare nei romanzi e racconti di Atzeni? Marta Proietti, attrice di felice versatilità, ha fatto ascoltare ai milanesi «parole e odori di una città per loro quasi Africa». Copez: «Hanno riso e sorriso per quella monaca cagliaritana che al convento a vita preferisce i dieci cannoncini con crema del Caffè Genovese da gustare ogni mattina che la faranno diventare grassa come un otre. E abbandonando le consorelle sceglie la convivenza di un uomo di colore quando a Cagliari ancora non se ne vedevano e se qualcuno c'era era chiamato “razzisticamente” uomo nero. Ecco cosa può anche ospitare un qualunque appartamento cagliaritano secondo gli occhi e la visionarietà di Sergio Atzeni: una mancata monaca che muore perché dormiva con la testa appoggiata al termosifone dopo essersi scolata litri di vino fatto con le polverine. Intorno alla morta i parenti che senza alcun freno si spartiscono quattro carabattole tra un pettegolezzo e l'altro sul “negrone” che piange accarezzando di nascosto mutandoni giganteschi». La topografia sociale esplorata da Atzeni ha contrapposto centro e periferia, il Castello a Sant'Elia ma anche a San Michele e Is Mirrionis.
Marta Proietti si è cimentata anche col pezzo più difficile di Carluccio il matto. «E per un po'», racconta Copez, «ci ha fatto vivere dentro a quella struttura che si chiamava Manicomio, quando ancora esisteva e conteneva tante anime, tante vite, tante storie, come quella di Carluccio ammazzato dal vicino di letto solo perché ne disturbava il sonno». Personaggi, Cagliari sullo sfondo. Marta Poietti sul palco: «Mio padre se l'è portato via il vento… quel vento di maestrale…». La musica di Alessandro Aresu è salita di tono, fino a farsi rabbiosa, quando il racconto atzeniano ha assunto «il volto della umiliazione prima e della rabbia e della fredda vendetta poi in uno squallido scenario di capi, aspiranti capi e subalterni senza scrupoli del mercato del pesce». Cagliari rivelata, fatta di voci, suoni, odori del mercato sempre sveglio. «Volti di una città», dice Copez, «mai raccontati prima. Salotto e periferia di Cagliari sono distanti solo in apparenza. Nelle case e negli appartamenti si respirano sentimenti e vissuti che accomunano tutti». È la Cagliari che Atzeni ha lasciato in eredità ai lettori: un luogo narrato frugando l'animo dei suoi abitanti.
Pietro Picciau