TOUR. Amministratori, parlamentari e ambientalisti nelle zone umide
Una sola oasi per Molentargius, Poetto e S. Gilla
Ritorno al passato per garantire davvero un futuro alle zone umide del sud Sardegna. A Molentargius, a Santa Gilla. Allo stagno racchiuso tra Cagliari, Quartu, Quartucciu e Selargius; alla grande laguna su cui si affacciano il capoluogo, Capoterra, Elmas e Assemini. Paradisi naturali che da soli non vanno avanti, non creano ricchezza, non si riesce a governare. E se Molentargius è oggi parco (lo è dalla fine degli anni Novanta, area di protezione Ramsar dal 1977), Santa Gilla aspetta ancora di diventarlo.
IL TOUR Ieri, mentre il pullman panoramico carico di sindaci, parlamentari di Camera e Senato e esperti d'ambiente s'infilava dentro Medau su Cramu per costeggiare Molentargius e le sue meraviglie regalate dalla biodiversità (243 le specie ornitiche censite a suo tempo da Helmar Schenk, 10 mila le coppie di fenicotteri nidificanti quest'anno), l'idea che è tornata alla ribalta con forza è stata proprio quella di riprendere la strada maestra abbandonata in passato per via delle discordie.
Lo ha ricordato il sindaco Massimo Zedda: «Quando si stava programmando il parco, si pensava a un compendio che comprendesse Molentargius, Saline e Poetto. Non fu possibile. Oggi quell'idea va ripresa, lo stiamo facendo». Così i confini dell'oasi si allargheranno, ricomprendendo il Poetto ma anche l'area dell'ippodromo. E magari, in un secondo momento, Santa Gilla.
I PROBLEMI Certo, il parco non sempre ha rispettato il sogno. Così, mentre il bus fila lento permettendo di spiare l'area umida e scoprire i suoi segreti, emergono le tante, troppe emergenze. A cominciare dalle discariche disseminate ai confini di Molentargius. Fotocopia, invero in piccolo, dello scempio di Santa Gilla, come ha spiegato il comandante della stazione della Forestale di Cagliari-Molentargius, Antonio Zonca, ricordando il difficile compito dei ranger nel cercare di bloccare i responsabili dell'abbandono continuo di rifiuti. Un fenomeno che sarà ancora una volta affrontato, a breve scadenza, grazie a un progetto intercomunale anti-discariche.
LA GUIDA È stato il presidente regionale di Legambiente, Vincenzo Tiana, a far da cicerone durante il viaggio, raccontando agli ospiti (oltre a Zedda, il presidente del Parco di Molentargius e sindaco di Quartu, Mauro Contini, il sindaco di Elmas Valter Piscedda, il direttore Michele Camoglio, i parlamentari Emilio Floris, Luciano Uras, Loredana De Pretis, Massimo Caleo, l'assessore all'Ambiente Paolo Frau, l'ex assessore all'Ambiente, Ignazio Tolu, il commissario Enas, Giuseppe Verona, il segretario della Fnsi, Franco Siddi) la storia di questa immensa area naturale. Dalle spiagge fossili all'inquinamento del Santa Rosa Maggiore dove finivano i reflui delle città. I veleni (nitrati e nitriti) che paradossalmente hanno tracciato la strada per il parco, dopo aver fatto fiorire quella vegetazione ha poi richiamato migliaia di volatili, fenicotteri compresi. «E anche Kip , - ha ricordato la biologa Milena Melonio - il fenicottero nato in Camargue, lì inanellato prima del lungo volo verso la Sardegna, dove ha scelto di vivere dal 1979».
VERSO OCCIDENTE Da est a ovest, da Molentargius a Santa Gilla. Da una salina (oggi improduttiva) a quella di Conti Vecchi, ancora in piana attività. È lì, a Santa Gilla, che il bus ha fatto tappa nel pomeriggio. Nella laguna dove l'industria della pesca era fiorente (460 gli operai che lavoravano nelle sue peschiere nel 1854), poi distrutta dal sogno folle della chimica. Una laguna che dovrà rientrare nel grande, ideale confine del parco naturale delle zone umide del sud Sardegna.
Andrea Piras