Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il vero parco dei cagliaritani testimone di secoli di storia

Fonte: L'Unione Sarda
28 novembre 2014


GIARDINI PUBBLICI. Salotto verde da molte generazioni e gioiello della botanica

 



Mari e Iaia hanno fatto vela a scuola, il 10 febbraio 2011, e l'hanno scritto con un pennarello (bianco) su una panchina (nera) dei Giardini pubblici. Forse un giorno gli storici la considereranno un'antica iscrizione ma nel frattempo, più modestamente, resta un atto di vandalismo. Mari e Iaia preparano la carriera politica. Scrivono sì che hanno fatto vela, ma precisano: «Per studiare storia». Bastava camminare in quel gioiello in viale Regina Elena, per ottenere lo stesso risultato, perché quello è ormai un luogo storico.
LA STORIA I Giardini erano del viceré Villamarina, poi passarono al viceré Roero di Monticelli e nel 1839 furono acquistati dal Comune. La Polveriera dell'Arsenale (che non a caso esplose) reca l'insegna “Galleria comunale d'arte” dal 1933, sei anni dopo i Giardini ospitarono un piccolo zoo e l'architetto Ubaldo Badas realizzò l'ingresso.
IL PARCO La storia, quell'oasi, la scrive ancora perché continua a essere il giardino dei cagliaritani: bello, pulito, ben frequentato. E, ovviamente, con alcune contraddizioni. Sul lato del muraglione della Cittadella dei musei, ad esempio, i giardinieri hanno potato le palme sopravvissute al punteruolo rosso, e i rami secchi sono ancora lì per terra. Accanto all'ingresso, non è un'installazione artistica il cumulo costituito da bottiglie di birra, un casco da motociclista, lattine e un passeggino. Immancabile il piattino in cui qualcuno sistema il cibo per i gatti, finendo così col nutrire i topi. La cartellonistica è in burocratese: “Vietato calpestare l'aiuola” poteva bastare, invece hanno aggiunto: “Non oltrepassare”. Nel cartello all'ingresso c'è il regolamento: «È vietato soddisfare le naturali necessità umane al di fuori delle apposite toilette a funzionamento automatico». Non tutte: solo quelle apposite. E, in bicicletta, ci può andare solo chi ha meno di dieci anni, purché «a velocità oltremodo moderata».
I FREQUENTATORI Al centro dei Giardini chiacchierano le baby-sitter: «Mia cognata frullava la pastasciutta», si capta in un rapido passaggio. Barbara Caddeo, 32 anni, la sorridente titolare del chiosco bar, le conosce tutte: «Preferiscono portare i bimbi qui piuttosto che al mare», cosa che qui si può fare anche in novembre. Aveva 17 anni, quando fece la “stagione”, poi il chiosco l'ha rilevato «e lavoro bene. Vedo i pancioni delle mamme, vedo i bambini crescere e tornare con la fidanzatina o il fidanzatino. E mi emoziono». A tempo perso, fa anche da ufficio turistico. Anche questa, in fondo, è storia. Ma tutto questo, Mari e Iaia non lo sanno.
Luigi Almiento