Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Punteruolo, il flagello invincibile

Fonte: L'Unione Sarda
26 novembre 2014


La Sardegna è un enorme focolaio. L'Sos: «La Regione blocchi le importazioni di palme»

 

Comuni e privati alla guerra in solitudine e senza finanziamenti

Nel giro di sette anni la Sardegna è diventata tutta un focolaio. Questo punteruolo rosso, comparso per la prima volta nel 2007 a Barisardo, è più infestante della peste suina. Divorate le palme in Ogliastra, il coleottero invincibile è volato a Pula e Capoterra, a Cagliari, ad Alghero e a Sassari, e da ultimo a Nuoro e a Olbia, zone finora considerate indenni. Via svolazzando e addentando, mentre gli uffici dell'assessorato regionale all'Agricoltura ormai assomigliano a certi disarmati fortini di guerra dei comandi militari che si limitano a ricevere i dispacci dal fronte. Qui si aggiorna la contabilità dei comuni colpiti (a gennaio scorso erano 80, oggi molti di più) e si aggiungono nuovi tasselli rossi alla cartina della Sardegna via via conquistata dagli insetti.
TRE PIANI, POCHI SOLDI Tre piani di eradicazione e di lotta predisposti dalla Regione dal 2008 a oggi, e - a parte i 400 mila euro stanziati nel 2012 per il programma triennale che vede come ente capofila la Provincia Ogliastra da dove si muove in tutta l'Isola una squadra di consulenti (e pazienza se laggiù non è rimasta una pianta sana) - è finita che in battaglia ci stanno andando in solitudine i Comuni. Il più delle volte senza il becco d'un quattrino. «Noi almeno abbiamo un minimo di budget, ma ci sono amministrazioni che non hanno uffici, né personale, né soldi per affrontare questa infestazione», avvisa Paolo Frau, assessore all'Ambiente di Cagliari. Nel capoluogo della Sardegna, dove le palme sono parte considerevole dell'arredo urbano e del paesaggio, il punteruolo rosso si è mangiato moltissime piante e un bel po' di denari. «Per la lotta al coleottero sono stati spesi 70 mila euro nel 2011, 120 mila nel 2012, quasi 200 mila l'anno scorso, e adesso - annuncia l'assessore - abbiamo messo a bilancio 700 mila euro per un piano triennale».
ATTACCHI DA OGNI FRONTE Una montagna di soldi per affrontare lo sterminatore delle palme che, per il momento, sta vincendo la guerra. «I trattamenti con l'insetticida, l'abbattimento e lo smaltimento della pianta sono interventi che costano - spiega Paolo Frau -. Prima gli attacchi arrivavano dal versante di Pula, adesso anche dalla parte di Burcei. Diverse palme le abbiamo salvate, molte le abbiamo perse». Adesso il Comune ne sta trattando 1500. Piante su aree pubbliche, e mica tutte. «La scelta della Regione, che ha fatto una sola cosa di buono, ovvero predisporre da subito il protocollo d'intervento, è stata quella di abbandonare il patrimonio pubblico e invitare gli enti locali a intervenire sulle piante più importanti». Quelle per così dire storiche, e le più belle in funzione dell'arredo urbano.
ERRORI STRATEGICI Il punto è che questa è una guerra in cui, come d'altronde accade sempre, gli errori li fanno i generali. E qui sono stati due gli sbagli strategici. Il più grave? Non è mai stata vietata l'importazione di palme; sicché, a parte l'obbligo di un certificato che accompagna la merce, nei porti della Sardegna entra di tutto. «Bisognava bloccare il traffico fin dall'inizio e sarebbe stato facile visto che la nostra è un'isola. Eppure, a distanza di anni, ancora non si è adottato questo provvedimento».
VUOTO BIOLOGICO È quel che chiede la Coldiretti che ha stimato in 3 milioni e mezzo di euro i danni causati dal punteruolo rosso in Sardegna. Blocco totale delle importazioni di Phoenix (il genere di palma finora preferito e attaccato dal coleottero) e blocco totale delle vendite, invocano le aziende vivaistiche che rischiano i 1.200 posti di lavoro del comparto. «Bisogna che la Regione prenda atto che siamo in una condizione di pandemia reale e che, se non si bloccano le importazioni e se non si fa il vuoto biologico, non si potrà certo vincere la guerra solo con la chimica», avvisa Vittorio Cadau, dirigente Coldiretti e titolare di un vivaio ad Alghero. In città, racconta, «è un disastro, sono morte anche splendide piante di 80 anni di vita. In aeroporto ci sono palme divorate e lasciate lì...». Questo l'altro errore gravissimo della guerra al punteruolo: sottovalutare gli untori. «Dentro ogni pianta ci sono almeno 500 larve: ciò significa che saranno 250 gli insetti che voleranno via. Non c'è più tempo da perdere».
Piera Serusi


L'AGRONOMO. Pino Mossa: le piante morte e non abbattute sono una fonte di infestazione

«Non solo il coleottero, ecco gli altri due temibili killer»


Il nemico invincibile è conservato sotto formalina dentro sette barattoli di vetro poggiati in bella mostra sulla scrivania. «Vede? Sono tutti gli stadi di vita del punteruolo rosso, dalla larva che scava le gallerie dentro il tronco della palma portandola al deperimento, fino all'insetto che vola via alla ricerca di un'altra pianta da distruggere».
Nell'ufficio della sua azienda in zona industriale di Elmas, Pino Mossa, 64 anni, agronomo e imprenditore dal '70 nel settore giardini e recupero ambientale, è circondato dalle foto degli eden realizzati in Sardegna e in mezza Italia ma vuole tenere sotto il naso questo campionario entomologico dell'orrore. «Com'è arrivato in Sardegna il punteruolo rosso? Dall'Egitto, un carico sbarcato a Cagliari». Fermata Ogliastra da dove, nel giro di sette anni, la peste ha contagiato tutto il territorio regionale.
A sentire la parola peste arriccia il naso. «È una pandemia - precisa -, ma in molti casi si generalizza: ancora si confonde l'attacco del punteruolo rosso con quello di altri nemici, purtroppo sottovalutati, come la paysandisia che è una farfalla, e il fusarium, un fungo che attacca le palme distruggendole in poco tempo. Ho visto un caso a Porto Cervo; ho fatto un trattamento di tre mesi ma alla fine la pianta è morta». Racconta che ormai «i danni al comparto non possono neanche più essere quantificati». Se fino a qualche anno fa una bella Phoenix canariensis costava non meno di 5 mila euro, adesso si arriva appena a mille. «Ma non c'è più mercato: non si vendono». Le palme sono diventate un costo insostenibile, sia da malate che da sane (perché la probabilità che vengano attaccate dalla peste è altissima). «I proprietari ci chiamano sempre più frequentemente per gli interventi di cavatura , cioè per estirpare la pianta e portarla via anche quando è sana». La cura va sui 1.200 euro; per l'abbattimento e lo smaltimento (obbligatorio) si spende non meno di 1.500. Troppo caro, e infatti tanti si tengono in giardino l'albero ormai morto. «Una delle principali fonti di infestazione», avvisa Pino Mossa. Poi ci sono le discariche. Questo, però, è un altro capitolo che va raccontato bene. (p. s.)