Il Balletto “Lo Schiaccianoci” al Lirico di Cagliari
D eve vedersela ogni volta con altri capolavori del balletto classico, Lago dei cigni, Giselle, La bella addormentata, Romeo e Giulietta, ma man mano che il periodo natalizio si avvicina, Lo Schiaccianoci resta il titolo più presente e richiesto in tutti i teatri d'opera, compreso quello di Cagliari.
Dove la favola di Hoffmann, bella, complessa, ricca di inquietanti chiaroscuri, che nel mondo ha raggiunto una fortuna ben superiore a quella che il suo autore avrebbe mai potuto immaginare, diventando la pietra angolare di un balletto su musica impareggiabile di Cajkovskij, è ospite fino a domenica del cartellone del Lirico. La versione è quella proposta dal Teatro Stanislavskij di Mosca, coreografata da Vasiliv Vainonen, di cui quest'anno ricorrono i cinquant'anni dalla scomparsa. La Biglietteria del Teatro in via Sant'Alenixedda (tel. 070.4082230), come di consueto, è aperta dal lunedì al sabato dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20.
Naturalmente, non è la prima volta che questa favola plana sul palcoscenico del teatro di via Sant'Alenixedda, e più in generale, nell'Isola, dove è approdata all'inizio dell'anno nell'allestimento del Balletto di Mosca “La Classique”, per il Circuito Regionale Danza Sardegna, e il copione è sempre lo stesso: teatro pieno, rimbombante di un entusiasmo condiviso. Ogni balletto può trasformarsi infatti in fonte di piacere intellettuale, materia di riflessione, crescita interiore, se di esso se ne catturano i segreti, i dettagli, se si va al di là della funzione esornativa di passi eseguiti da corpi perfetti, per cogliere invece l'espressività, la necessità di esistere in quel preciso istante, in quel momento fuggevole in cui la musica avvampa o scompare nel silenzio.
A traghettare un pubblico numeroso e a prova di gap generazionale da una sponda all'altra di una storia arcinota che ruota intorno a uno schiaccianoci-giocattolo che in sogno salva la giovanissima Masha dal Re dei Topi, portandola poi con sé come Principe nel regno della dolcezza, è l'orchestra del Lirico, che offre una buona prova guidata dalla bacchetta esperta di Evgenii Perunov (altrettanto dicasi per il coro di voci bianche del Conservatorio, diretto da Enrico Di Maira).
Avvolto da scenografie essenziali, la coreografia libera sul palco qualità stilistiche, purezza di linee, passi a due di grande eleganza e concretezza, che racchiudono dettagli virtuosistici, eseguiti da Natal'ja Somova e Dimitrij Sobolevskij, fluidi passi a tre, danze di gruppo eseguite a canone, danze spagnole, arabe, cinesi, gran pas.
E ancora: slanci romantici, assoli, movimenti che sembrano voler abbracciare, toccare la musica, bramando quella sacralità irraggiungibile che essa veicola. Manca una vera magia, ma non gli applausi: lunghi, caldi, sinceri.
Carlo Argiolas