Il sottosegretario chiama Scano (Anci regionale) dopo le reazioni scatenate dalla sua accusa di inerzia rivolta ai Comuni per i ritardi nella spendita dei finanziamenti: «Sono stato male interpretato»
CAGLIARI. Pronto, sono Graziano Delrio, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, volevo dire che «giovedì, alla Camera, non ho gettato la croce addosso ai sindaci sardi. Sono stato male interpretato». È cominciata pressappoco così la telefonata ricevuta, nella tarda serata di ieri, da Piersandro Scano, presidente dell’Anci regionale. Era stato proprio Scano a sollecitare il sottosegretario «a chiarire cosa avesse voluto dire», tre giorni fa, con quella sparata che «nell’isola è stata recepita come un attacco ingiusto ai sindaci». Sindaci accusati – è stata questa la ricostruzione a caldo – da un rappresentante del Governo di inerzia nella spesa dei 2,3 miliardi stanziati a suo tempo dallo Stato per fronteggiare le calamità naturali.
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Delrio l’ha fatta, la precisazione, Non è stata la sua una telefonata per porgere scontate e dovute scuse istituzionali, ma ha voluto chiarire che «dal resoconto ufficiale della mia risposta all’interpellanza presentata alla Camera, è evidente che non ce l’avevo certo con i primi cittadini della Sardegna». Il caso sarebbe nato – è questa l’ultima versione di Palazzo Chigi – da una «errata interpretazione di quanto ho detto in aula». Nessuna difficoltà nel credere al sottosegretario, ma va ricordato giovedì sera è stato questo il virgolettato del sottosegretario rilanciato dalle agenzie di stampa: «I 2,3 miliardi non sono stati spesi per inerzia degli amministratori della Sardegna. Se tutti gli amministratori della Sardegna avessero mostrato lo stesso impegno che ha mostrato questo Governo certamente non saremmo qui a ragionare di questa difficoltà, o a sostenere, come fa qualcuno, che la Sardegna è stata discriminata rispetto ad altre regioni». Ora – stando alla telefonata di chiarimento – si è scoperto che gli amministratori sotto accusa non erano i sindaci. E infatti Delrio ha detto ancora a Scano che «l’inerzia era riferita solo alla mancata spesa dei finanziamenti previsti da alcuni precedenti Accordi di programma e come ben si sa a firmare gli accordi non sono certo i sindaci». Dunque ed era questo il senso ormai ufficiale di quanto detto alla Camera dal sottosegretario l’accusa era rivolta a un altro livello istituzionale, più alto. Cioè alla Regione ma non alla Giunta regionale in carica, semmai a quella precedente (Cappellacci?) o a quelle precedenti. Al di là delle interpretazioni immediate o postume, la telefonata è stata apprezzata dal presidente regionale dell’Anci.
«Credo che il chiarimento ci sia stato – dice Piersandro Scano», che fino a qualche ora prima non riusciva ancora a capacitarsi come un ex presidente dell’Anci nazionale, Delrio appunto, all’improvviso avesse potuto sbattere sul banco degli imputati «i suoi colleghi sindaci». Il sottosegretario, sempre nella telefonata, non ha solo detto ma anche promesso: «Entro domani (cioè oggi) sul mio profilo Facebook pubblicherò il resoconto ufficiale degli atti parlamentari e anche una mia dichiarazione a commento di quanto ho affermato in realtà nell’aula della Camera». Nell’attesa, resta una considerazione da fare. Questa: chiunque fossero gli amministratori accusati e qualunque fosse il periodo di tempo preso in considerazione da Delrio, i 2,3 miliardi stanziati contro le calamità naturali non sono stati spesi e la colpa è grave a prescindere da chi siano colpevoli. E fra i colpevoli, va ricordato al sottosegretario alla presidente del Consiglio, c’è comunque anche lo Stato: è in fortissimo ritardo negli stanziamenti per la ricostruzione post alluvione 2013 e di questo i «suoi colleghi sindaci» lo hanno denunciato più volte. (ua)