Congregazione Mariana e mondo cattolico in lutto. Domani i funerali nella chiesa di San Michele
Aveva novant'anni, origini piemontesi, in città diventò un personaggio
Confortato dai fratelli gesuiti, dai congregati più vicini e dalle preghiere di tutta la comunità della chiesa di San Michele, il sacerdote Maurizio Cravero «è tornato nella Casa del Padre». Aveva poco più di novant'anni, festeggiati con grande partecipazione lo scorso 29 settembre. Si è spento ieri mattina nel reparto di cardiologia dell'ospedale San Giovanni di Dio, poche centinaia di metri dalla "sua" Congregazione Mariana. Qualche giorno fa era stato ricoverato in seguito a un malore cardiaco. E ieri, quando sembrava che avesse superato la crisi, il cuore non ha retto più. Dal pomeriggio la salma è stata esposta e vegliata nella sagrestia di San Michele. Ci resterà sino a domani alle 10,30 quando, nella chiesa, si svolgeranno i funerali. Se n'è andato con serenità, con la gioia di aver superato il traguardo della veneranda età stretto dall'affetto di generazioni di congregati.
Alla festa dei novant'anni c'erano i giovani che aveva conosciuto appena giunto in Sardegna negli anni Cinquanta, oggi ormai anziani, e i loro figli e nipoti che hanno continuato il cammino dei ritiri spirituali, della vita religiosa, dell'impegno politico nell'area democristiana e cattolica, e anche nel sociale con tante iniziative per i poveri, i malati, i disabili. Molti, che ieri hanno appreso della scomparsa, si sono ritrovati nella chiesa di via Ospedale per rendergli un ultimo saluto e per un'ultima preghiera.
Quasi un tam tam in città ha dato la notizia della morte di padre Cravero, come con amicizia e con rispetto veniva chiamato da tutti. Dai politici ai professionisti, dai fratelli gesuiti ai giovani della comunità, dalle donne della nutrita presenza femminile alle ragazze del catechismo: quel piemontese che mai ha perso le radici della sua terra natale ma che dopo mezzo secolo si sentiva più cagliaritano dei cagliaritani, quel confessore severo ma sempre pronto al perdono, quel sacerdote che dal pulpito infiammava i fedeli nelle omelie domenicali, quell'uomo dall'aspetto austero ma che professava la forza dell'amore e della preghiera, per tutti era una guida spirituale e di vita. E per tutti era padre Cravero. E basta.
Sicuramente un personaggio, in città. E ai tempi della vecchia Dc una vera potenza. È stato il padre spirituale di presidenti della Regione, di sindaci e consiglieri comunali, di banchieri e amministratori pubblici. Nell'ultima intervista pubblicata dal nostro giornale lo scorso settembre, aveva ammesso che i nemici più coriacei non erano, come si poteva pensare, nei partiti della sinistra. Bensì nel mondo cattolico. «In verità - disse - siamo stati sempre combattuti, non tanto da sinistra, quanto dalle altre associazioni cattoliche perché qui si è formata la classe sociale più elevata e i posti di comando li avevano tutti i congregati. Questo dava fastidio». Con un parola sintetizzò l'atteggiamento verso l'associazione religiosa, ma formata in gran parte di laici, qual era la "sua" Congregazione Mariana: «L'invidia».
Maurizio Cravero era nato e cresciuto in un paesello del Cuneese. La sua era una numerosa famiglia contadina, due sorelle monache benedettine. A Cagliari sbarcò nel 1952 trovando la città in parte ancora distrutta dalle bombe. La Congregazione Mariana all'epoca aveva sede dove oggi sorge il Teatro dell'Arco. Fece comprare l'area sopra la chiesa dell'Ordine, San Michele, e a metà degli anni Cinquanta cominciò a far costruire la sede di via Ospedale. «Tutti aiutarono» ricordò: «Chi con finanziamenti, chi con il lavoro». La posa della prima pietra risale al 1955. Da allora la "Congrega" non è cambiata di molto, con i campi di gioco, le sale per le riunioni, il catechismo e i ritiri spirituali, gli alloggi per i sacerdoti e i giovani studenti. In via Ospedale sono passati centinaia di cagliaritani. E molti ci sono ancora.
CARLO FIGARI
06/02/2009